Siamo
stati sul luogo del sesto sgombero di un “campo rom” *.
L’amministrazione comunale e tanti trezzesi esultano per
l’obiettivo raggiunto: potete vedere sul web le foto ufficiali
della demolizione e mettere un bel “mi piace” se siete contenti.
Noi no e vi spieghiamo il perché.
Gli
sgomberi dei campi non sono una risposta ai problemi dei loro
abitanti. Anzi, lo sgombero ha l’effetto contrario: quello di
amplificare e creare nuovi problemi in chi lo subisce e scaricare la
patata bollente su un altro comune (lo dice la stessa amministrazione
in un comunicato ufficiale che gli abitanti si sono spostati nell'hinterland milanese), dove necessariamente si trasferiranno i cosiddetti nomadi.
Anche
i rom e sinti sgomberati a trezzo sono dei nomadi tra virgolette. Già perché appena hanno cercato di stanziarsi non è stato loro
consentito di farlo. è la stessa amministrazione di trezzo a
dircelo: “A
seguito di una richiesta di iscrizione all'anagrafica da parte
degli occupanti per l’ottenimento del permesso di soggiorno
avanzata nella primavera del 2014”. (Per gli altri rom e sinti che
precedentemente hanno ricevuto l’ordine di ripristino degli abusi,
pena la demolizione forzata, la situazione è ancora più chiara:
parliamo di sinti italiani residenti a trezzo da almeno 20 anni!).
Quindi
i “nomadi” avevano chiesto di diventare residenti ma non è stato
loro concessa l’iscrizione anagrafica. Ora, l’iscrizione
anagrafica è un diritto: l’anagrafe deve concederla, anche se le
condizioni dell’abitazione non sono consone. Negare l’iscrizione
anagrafica è un abuso da parte degli uffici comunali preposti a ciò.
Conveniamo
con l’amministrazione che le condizioni di vita delle 35 persone
che alloggiavano nel campo erano indecenti e probabilmente c’erano
delle situazioni di illegalità (questo ce lo dovrebbero dire le
forze dell’ordine). Questo però non dà il diritto di sgomberare.
Dovere
dell’amministrazione è intervenire e risolvere la situazione delle
persone. Invece l’unico intervento del comune è stato lo sgombero
e la distruzione di tutto. Che bisogno c’era di radere al suolo
quelle povere cose lasciate dagli occupanti?
Chiediamo
al sindaco, all'assessore ai servizi sociali ed alla giunta tutta
quali interventi socio assistenziali sono stati proposti prima della
demolizione alle persone che ivi abitavano
Sappiamo
(tutti lo possono verificare dalle ordinanze) che la maggioranza
degli abitanti del campo era composta da minori, addirittura 24;
c’era anche un adulto disabile e un’anziana quasi ottantenne.
Inoltre sappiamo che un minore era (non sappiamo se ancora lo è)
sotto la patria potestà del sindaco villa in quanto i genitori erano
di età inferiore ai 16 anni.
Così
l’amministrazione villa risolve i problemi dei cittadini in
difficoltà? Cosa è stato fatto per queste persone in evidente stato
di fragilità?
villa
si dimostra, ancora una volta, forte con i deboli e incapace di
dialogare e assumersi responsabilità. È molto più semplice mandare
le ruspe che sedersi e dialogare con i cittadini.
Sappiamo
che molti saranno contrari a questa nostra presa di posizione. Vi
invitiamo però a riflettere profondamente sulla questione, cercando
di tralasciare pregiudizi radicati da sempre nelle nostre menti.
Non
abbiamo l'arroganza di avere la soluzione per la cosiddetta
“questione rom” ma abbiamo l’umiltà di ascoltare, sederci ad
un tavolo ed immaginare soluzioni responsabili. Cosa che Villa non ha
mai fatto in tutti questi anni di amministrazione e prosegue nelle
soluzioni a colpi di ruspa. Che non sono soluzioni, lo ripetiamo.
Chiediamo
a Villa di sospendere qualunque sgombero di luoghi in cui vivono
cittadini di origine rom e sinta e non solo, chiediamo a questa
amministrazione di aprire con loro un dialogo al fine di trovare
soluzioni che tutelino i diritti di ogni essere umano in primis e la
legalità.
P.S.: una notizia positiva c’è: dopo pochi minuti dalla nostra colposa
presenza sul luogo dello sgombero, prontamente la polizia municipale
è venuta a chiederci chi eravamo e cosa facevamo, avvisata da un
onesto cittadino che ci aveva visti passeggiare e fare foto sul
terreno ora di proprietà comunale. Un plauso all'assessore alla
sicurezza: il controllo del territorio funziona.