domenica 7 febbraio 2016

Sgomberatevi il cervello (dai pregiudizi)!

Siamo stati sul luogo del sesto sgombero di un “campo rom” *. L’amministrazione comunale e tanti trezzesi esultano per l’obiettivo raggiunto: potete vedere sul web le foto ufficiali della demolizione e mettere un bel “mi piace” se siete contenti. Noi no e vi spieghiamo il perché.
Gli sgomberi dei campi non sono una risposta ai problemi dei loro abitanti. Anzi, lo sgombero ha l’effetto contrario: quello di amplificare e creare nuovi problemi in chi lo subisce e scaricare la patata bollente su un altro comune (lo dice la stessa amministrazione in un comunicato ufficiale che gli abitanti si sono spostati nell'hinterland milanese), dove necessariamente si trasferiranno i cosiddetti nomadi.
Anche i rom e sinti sgomberati a trezzo sono dei nomadi tra virgolette. Già perché appena hanno cercato di stanziarsi non è stato loro consentito di farlo. è la stessa amministrazione di trezzo a dircelo: “A seguito di una richiesta di iscrizione all'anagrafica da parte degli occupanti per l’ottenimento del permesso di soggiorno avanzata nella primavera del 2014”. (Per gli altri rom e sinti che precedentemente hanno ricevuto l’ordine di ripristino degli abusi, pena la demolizione forzata, la situazione è ancora più chiara: parliamo di sinti italiani residenti a trezzo da almeno 20 anni!).
Quindi i “nomadi” avevano chiesto di diventare residenti ma non è stato loro concessa l’iscrizione anagrafica. Ora, l’iscrizione anagrafica è un diritto: l’anagrafe deve concederla, anche se le condizioni dell’abitazione non sono consone. Negare l’iscrizione anagrafica è un abuso da parte degli uffici comunali preposti a ciò.

Conveniamo con l’amministrazione che le condizioni di vita delle 35 persone che alloggiavano nel campo erano indecenti e probabilmente c’erano delle situazioni di illegalità (questo ce lo dovrebbero dire le forze dell’ordine). Questo però non dà il diritto di sgomberare.
Dovere dell’amministrazione è intervenire e risolvere la situazione delle persone. Invece l’unico intervento del comune è stato lo sgombero e la distruzione di tutto. Che bisogno c’era di radere al suolo quelle povere cose lasciate dagli occupanti?
Chiediamo al sindaco, all'assessore ai servizi sociali ed alla giunta tutta quali interventi socio assistenziali sono stati proposti prima della demolizione alle persone che ivi abitavano
Sappiamo (tutti lo possono verificare dalle ordinanze) che la maggioranza degli abitanti del campo era composta da minori, addirittura 24; c’era anche un adulto disabile e un’anziana quasi ottantenne. Inoltre sappiamo che un minore era (non sappiamo se ancora lo è) sotto la patria potestà del sindaco villa in quanto i genitori erano di età inferiore ai 16 anni.
Così l’amministrazione villa risolve i problemi dei cittadini in difficoltà? Cosa è stato fatto per queste persone in evidente stato di fragilità?
villa si dimostra, ancora una volta, forte con i deboli e incapace di dialogare e assumersi responsabilità. È molto più semplice mandare le ruspe che sedersi e dialogare con i cittadini.

Sappiamo che molti saranno contrari a questa nostra presa di posizione. Vi invitiamo però a riflettere profondamente sulla questione, cercando di tralasciare pregiudizi radicati da sempre nelle nostre menti.
Non abbiamo l'arroganza di avere la soluzione per la cosiddetta “questione rom” ma abbiamo l’umiltà di ascoltare, sederci ad un tavolo ed immaginare soluzioni responsabili. Cosa che Villa non ha mai fatto in tutti questi anni di amministrazione e prosegue nelle soluzioni a colpi di ruspa. Che non sono soluzioni, lo ripetiamo.
Chiediamo a Villa di sospendere qualunque sgombero di luoghi in cui vivono cittadini di origine rom e sinta e non solo, chiediamo a questa amministrazione di aprire con loro un dialogo al fine di trovare soluzioni che tutelino i diritti di ogni essere umano in primis e la legalità.

P.S.: una notizia positiva c’è: dopo pochi minuti dalla nostra colposa presenza sul luogo dello sgombero, prontamente la polizia municipale è venuta a chiederci chi eravamo e cosa facevamo, avvisata da un onesto cittadino che ci aveva visti passeggiare e fare foto sul terreno ora di proprietà comunale. Un plauso all'assessore alla sicurezza: il controllo del territorio funziona.

mercoledì 3 febbraio 2016

Diritti diversamente civili #svegliatiitalia

Al di là dell'impatto visivo, una delle cose più brutte che abbiamo mai visto (viene da chiederci se chi ha deciso questa cosa ritenga che il senso estetico minacci "i valori della famiglia tradizionale"), troviamo vergognosa la scelta della regione Lombardia di "illuminare" il Pirellone con questo messaggio che, essendo stato diffuso oggi anziché, come potrebbe essere legittimo, nel giorno del Family Day, lavora proprio in contrapposizione alla gioiosa mobilitazione odierna in centinaia di piazze a favore delle unioni civili.
Il Family Day, invece, dovrebbe essere un'occasione per mettere sul tavolo un discorso serio relativo ai bisogni delle famiglie oggi...
Noi non vediamo come i diritti delle famiglie possano essere invece minacciati dall'estensione dei diritti stessi. Forse c'è chi ha convenienza a contrapporre le due cose per fini di propaganda politica (sì, proprio quella politica che viene ogni giorno attaccata perché dovrebbe occuparsi di cose serie, come ad esempio i diritti civili). Viene così da pensare che il Family Day abbia il solo scopo di celebrare la negazione dei diritti anziché trattare i temi che avrebbero bisogno di essere approfonditi, soprattutto in un periodo di incertezza e di frenetica evoluzione culturale dell'Europa in cui la stabilità economica e il futuro dei figli sono costellati di punti interrogativi.
Eppure qualche anticopernicana persona resta ferma ad aspettare che sia il Sole a girare intorno alla propria testa per rischiarare le idee. E si finisce ad assimilare la parità dei diritti ad argomenti come il bondage o la poligamia (come asserisce un tale De Corato): queste persone devono solo vergognarsi di strumentalizzare in questo modo vile e, soprattutto, di essere complici, ancora una volta, dell'arretratezza del nostro paese riguardo il tema dei diritti civili che - udite, udite - è un tema che riguarda tutti. Persino chi vive in una "famiglia tradizionale". E i loro figli. E le persone che gli sono vicine. E i figli delle persone che gli sono vicine. E i figli di altri che sono o saranno vicini ai figli di codeste persone. Si può andare avanti all'infinito. Oppure si può restare fermi, come chi ha deciso questa cosa, proprio oggi.

All'amore, in qualsivoglia forma esso sia.

#svegliatiitalia

PS:
Cercando spunti su internet ci imbattiamo in Charles Evans Hughes, un repubblicano (pensate un po', un repubblicano... avete in mente Donald Trump, oggi?), che nel 1925 diceva "Quando perdiamo il diritto a essere diversi, perdiamo il privilegio di essere liberi."
In un periodo come questo in cui iniziamo ad apprezzare la nostra libertà perché minacciata, stringere la cerchia dei diritti non può che essere un passo verso la sconfitta di noi stessi. Ed è forse un modo di far credere la famiglia sia un privilegio, e non un diritto, e questo ne affievolisce la forza, perché un privilegio è possibile metterlo in discussione, un diritto no. Almeno finché è ritenuto tale.

(Tweet da cui è stata presa l'immagine https://twitter.com/LookOut_MrStork/status/690813355431481344)