mercoledì 5 agosto 2009

Conflitto DIsInteressi

Ecco che questo governo ci regala un'altra lezione sul significato di "Conflitto di Interessi"! Ci stanno mettendo l'anima per farci capire fino in fondo cosa queste parole significhino, si superano ogni volta per mostrarci cosa in una democrazia è bene non fare! Con esempi pratici, con scenette allo specchio in cui berlusconi parla a turno da imprenditore a presidente del consiglio, da proprietario di mediaset a controllore rai, da iscritto alla P2 a uomo di stato, da indagato (e corruttore, ma non solo...) a promotore di leggi sull'immunità per le alte cariche dello stato...e potrei continuare così per diversi minuti!

Purtroppo il credo popolare che va per la maggiore è che il "conflitto di interessi" sia il solito spettro lanciato da visionari comunisti antidemocratici, che minacciano lo stato repubblicano con il loro ciarlare prevenuto! Oppure la solita cospirazione (inter)nazionale che coinvolge tutti i principali giornali liberi del mondo, ai danni dell'uomo - benefattore- che cerca di salvare l'Italia.

«Dietro le calunnie c'è un progetto eversivo. È chiaro...volevano farmi decadere, volevano sostituirmi con uno non eletto dalla maggioranza del popolo»
Ma come?! Questa non era la P2??!! Gli si è ritorta contro??
Di progetti eversivi se ne intende...non c'è dubbio!

"Uno che ha ditte, giornali, imprese e televisoni (sto dimenticando qualcosa, lo so) avrà pure il diritto di entrare in politica?! Siamo o non siamo in una democrazia?!" Questo è un concetto un po' deviato di democrazia: democrazia non ha certo il significato di concedere ad ognuno di fare ciò che vuole.... Letteralmente vuol dire "governo del popolo", ma il nostro ormai è un "governo sul popolo". La separazione dei poteri, dei ruoli e delle cariche è alla base della democrazia stessa! A berlusconi ormai manca solo il potere religioso (pur avendone l'appoggio)...

E mi stupisco nel sentire che Napolitano si è stupito....di solito lo vedo piuttosto assente....

Pacco dono per Mediaset, di Giovanni Valentini

Stupito, irritato, amareggiato. Il Capo dello Stato ha tutto il diritto di esprimere la propria delusione sulla "rottura annunciata" fra la Rai e Sky che priverà l'azienda pubblica di un ricavo di oltre cinquanta milioni di euro all'anno, in seguito al trasferimento dei canali Raisat su una nuova piattaforma satellitare. E in particolare, ha ragione Giorgio Napolitano a lamentarsi delle modalità con cui è maturato il fallimento della trattativa: una decisione per così dire unilaterale che la direzione generale ha praticamente imposto - come un diktat - a tutto il Consiglio di amministrazione.

In quanto custode e garante della Costituzione, il presidente della Repubblica non può evidentemente disinteressarsi di quel servizio pubblico su cui s'imperniano nel nostro Paese principi fondamentali come il pluralismo e la libertà d'informazione, sanciti solennemente dall'articolo 21. Anzi, con tutto il rispetto che si deve alla sua figura e alla sua persona, è lecito pensare che un intervento più tempestivo sarebbe valso forse a impedire o magari a prevenire un tale esito.

Danno emergente e lucro cessante, avevamo avvertito su questo giornale nelle settimane scorse, mentre già si preparava la rottura. Danno emergente: perché il prossimo bilancio della Rai s'impoverirà di questa cospicua entrata finanziaria e staremo a vedere che cosa avrà da eccepire in proposito la Corte dei Conti. Lucro cessante: perché, oltre a perdere l'audience e quindi la pubblicità raccolta attraverso la pay-tv, ora l'azienda di viale Mazzini dovrà sostenere "pro quota" l'onere della nuova piattaforma di Tivùsat. E tutto ciò, in buona sostanza, per fare un favore o un regalo a Mediaset nella sfida della concorrenza con Sky, come ha riconosciuto - tardivamente - perfino il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza, Sergio Zavoli.

Si dà il caso, così, che l'ex segretario generale della presidenza del Consiglio, appena trasferito alla direzione della televisione pubblica, non trovi di meglio che confezionare subito un pacco-dono per l'azienda televisiva privata che fa capo allo stesso presidente del Consiglio. Un voto di scambio o una partita di giro, si potrebbe anche dire. Naturalmente, a spese del cittadino contribuente, telespettatore e abbonato alla Rai. Come già a suo carico era stata la multa di oltre 14 milioni di euro inflitta dall'Autorità sulle comunicazioni a viale Mazzini per la nomina dell'ex direttore generale, Alfredo Meocci, insediato alla guida dell'azienda dal centrodestra nonostante la palese incompatibilità con il precedente mandato di commissario nella medesima Authority.

Con buona pace del presidente Garimberti e dei consiglieri di minoranza, siamo dunque alla definitiva subordinazione della Rai agli interessi e alle convenienze di Mediaset. Un'azienda di Stato, la più grande azienda culturale del Paese, che via via si trasforma in una filiale, una succursale, una dépendance del Biscione. Già omologata al ribasso sul modello della tv commerciale, quella della volgarità e della violenza, delle veline e dei reality fasulli, adesso la tv pubblica si allea e si associa con il suo principale concorrente sotto il cielo tecnologico della tv satellitare.

..... (La parte sul pd e sul suo concetto di "innovazione", vedi veltroni che parla di craxi, ve la risparmio; se volete l'articolo lo trovare su "Repubblica".)

Nel regno del conflitto d'interessi, la rottura fra la Rai e Sky diventa la prova regina di un'occupazione "manu militari" di tutto il sistema dell'informazione. Un attentato al pluralismo, alla libertà d'opinione. E anche questa, purtroppo, si rischia di apprezzarla solo quando la si perde.


ps: Diego, visto la scarsa partecipazione al blog, il mio prossimo post sarà ancora più provocatorio! Solo donne nude, discussioni hard e consigli rubati su come toccarsi con una certa frequenza....