mercoledì 9 dicembre 2009

Quel che è stato, è Stato - domenica 13 dicembre 2009 presso il Centro Giovani

Insieme all'ANPI di Trezzo sull'Adda vi invitiamo alla rappresentazione di "Quel che è stato è Stato", uno spettacolo ispirato alla storia dell'anarchico Pietro Valpreda, a 40 anni di distanza da uno dei momenti più tetri della storia d'Italia: la strage di Piazza Fontana.

domenica 13 novemre, ore 21:00
presso il Centro Giovani
via Mazzini 56, Trezzo Sull'Adda
(di fianco al Live Club)

Ingresso libero, ovviamente.





Il trailer dello spettacolo:



Per maggiori informazioni su "Quel che è stato è Stato":
il sito ufficiale dello spettacolo (in scena anche a Milano).

martedì 1 dicembre 2009

In un consiglio comunale...


...in cui si boccia la partecipazione del (confalone del) comune di Trezzo alle cerimonie in memoria della strage di Piazza Fontana può succedere di tutto....


E invece non succede un cazzo.
Si perdono ore a parlare di crocifisso.
E sul Centro Giovani 2 minuti. Foto segretissime della CIA che testimoniano che lì c'è un bar. E nessuna parola sulle attività che si fanno lì dentro.

Per Piazza Fontana, cercheremo di rimediare. Per il Centro Giovani, pure.


Amore a voi.

martedì 20 ottobre 2009

Teatrezzo - Sabato 24 Ottobre 3° appuntamento

Nel bel mezzo di Teatrezzo

Le prime due date sono andate molto bene, una partecipazione di pubblico sopra le aspettative e un Centro Giovani pieno nelle 2 passate occasioni, facce nuove che ci ha fatto molto piacere vedere.


Sabato 24 Ottobre, vi aspettiamo alle ore 21 per il terzo appuntamento: "La Signorina Papillon", una commedia scritta da Stefano Benni, messo in scena dal Centro Universitario Teatrale di Bergamo.


Riflessioni e risate garantite!




Se ci volete parlare/contattare/insultare/apprezzare... soldelladda@gmail.com
Oppure, meglio ancora, venite agli spettacoli!

sabato 17 ottobre 2009

questi sono pazzi...

Zaia:
«Obbligare gli islamici a studiare il cristianesimo»
«Rendiamoli consapevoli della nostra cultura»

Obbligare?! Non ho parole...

Solo un commento (anche se ce ne sarebbero parecchi): per zaia la nostra cultura si impara solamente conoscendone la religione? Religione e fede peraltro non sono condivise da tutti, nonostante si abbia lo stesso retaggio culturale. Sono felice di non aver mai fatto ore di religione e invito zaia, prima di fare considerazioni simili, a valutare quello che succede all'interno della sua maggioranza, in particolare mi riferisco al suo capo e al suo convinto senso civico e morale derivanti dall'assiduo studio religioso! Meno male che sono agnostico, così non ho avuto modo di imparare e condividere valori e cultura con berlusconi!

Rilancio con una proposta migliore:

Obbligare i politici a studiare la Costituzione: rendiamoli consapevoli della nostra culura!

La Costituzione è una cosa che dovrebbe essere condivisa e rispettata da tutti....insegnamo questa!

sabato 10 ottobre 2009

Ciao, Alfiero

Non possiamo non celebrare la persona di Alfiero Colombo, che è tragicamente venuto a mancare nel giorno 8 ottobre.
Abbiamo condiviso speranze, passioni e delusioni, purtroppo limitatamente alla più recente esperienza politica, ma era senza dubbio un punto di riferimento per quanto riguarda integrità e dignità intellettuale.

Un caro saluto e un enorme ringraziamento a lui, un abbraccio ai familiari.





martedì 29 settembre 2009

Teatrezzo

10, 16, 24 e 30 ottobre...

Sono le date di "TEATREZZO", rassegna teatrale organizzata da SOLDELLADDA e Km33!

Vi aspettiamo al Centro Giovani, ore 21, ingresso libero!



accompagnamento e solidarietà internazionale in colombia

GIOVEDI' 1 OTTOBRE, ore 20.45
Centro di Aggregazione Giovanile (vicino al LIVE)

Filmati, analisi e dibattito sul contesto colombiano

Intervengono:
- Franco Gomez, agenzia di stampa PrensaRural (Colombia)
- Laura Lorenzi, Osservatorio Internazionale di Pace IPO


Colombia, paese bellissimo bagnato da due oceani, dove le Ande incontrano i Carabi e l’Amazzonia, territorio di più di 90 comunità indigene e ricchissimo di risorse naturali. Ma proprio questa ricchezza è causa di una delle guerre latenti più lunghe e dolorose del continente latinoamericano.

Franco Gomez, colombiano ci racconterà la propria esperienza nel processo che da anni porta avanti con l’agenzia di stampa Prensa Rural e con l’Associazione contadina del valle del rìo Cimitarra (ACVC), la quale, come tante altre nel paese, resiste allo sfollamento forzato attraverso la lotta civile non violenta.

Laura Lorenzi, membro dell’Osservatorio internazionale di pace (IPO), presenterà il lavoro svolto come accompagnante internazionale nelle comunità contadine colombiane.

Verranno presentati due brevi reportage autoprodotti: “En la mira”, sullo sfruttamento del carbone da parte delle multinazionali nella regione del Catatumbo e “Vida digna y desarrollo integral”, che mostra i progetti di sicurezza alimentare che le comunità contadine hanno creato nel loro territorio

giovedì 24 settembre 2009


Sabato manifestazione a Ponteranica per protestare contro la rimozione della targa d'intitolazione della biblioteca a Peppino Impastato...inutile dire che il nuovo sindaco di Ponteranica è leghista....

lunedì 7 settembre 2009

La bellezza e...

Si parla di Saviano...

-.....Lo applaudono i mille e duecento che hanno fatto la fila per ascoltarlo, per capire di che cosa parla il suo libro "La bellezza e l'infanzia" - che è venuto a presentare -, per sentire come vive un ragazzo di trent'anni che ha denunciato i riti di morte della mafia, della 'ndrangheta e della camorra. E da allora è prigioniero.
.....-

La bellezza e l'infanzia???!!! Eheh.....

(da Repubblica)

mercoledì 2 settembre 2009

Let there be Letta

Gianni Letta indagato a Potenza
http://www.lavocedellevoci.it/
di Andrea Cinquegrani [29/05/2009]

L'alter ego di Silvio Berlusconi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e' indagato dalla procura di Potenza per una sfilza di reati che vanno dalla turbativa d'asta alla corruzione (articoli 416, 110, 353, 354 e 640 bis del codice di procedura penale). Altri inquisiti eccellenti il casertano Mario Morcone, capo dipartimento per le Liberta' Civili e la Immigrazione al ministero degli Interni, e i fratelli Chiorazzo, Angelo e Pietro Francesco, potentini, a capo di una vera e propria holding che ha fatto della solidarieta' (trovando ora la manna nei centri d'accoglienza per immigrati) il suo grande business. Il procuratore capo di Potenza, John Woodcock, ha raccolto una impressionante mole di documenti, verbalizzazioni, intercettazioni, poi trasmesse per competenza al tribunale dei ministri di Roma. Che, a quanto pare, ha chiesto al pm anglo-napoletano gia' autore di inchieste al calor bianco, ulteriori approfondimenti, vista la delicatezza dei temi trattati e soprattutto per le cariche istituzionali ricoperte da alcuni indagati.
A cosa porteranno questi approfondimenti? Si andra' a rapidi stralci ed eventuali archiviazioni in istruttoria? Oppure l'inchiesta si allarghera' ulteriormente e poi portera' alla richiesta di rinvii a giudizio? Noi qui proviamo a ricostruire lo scenario, che vede in campo pezzi da novanta dell'establishment istituzionale, politici di livello nazionale e locale, perfino vip del Vaticano, fino a una ciurma di lacche' e faccendieri secondo il piu' consumato costume nostrano.

LA PROVA DEL 49
«La vicenda e' tanto piu' inquietante perche' arriva non solo a toccare la vicepresidenza del consiglio - c'e' chi fa notare al ministero della Giustizia - ma anche gli Interni, proprio in queste settimane alla prese con la patata bollente dell'immigrazione e con il prolungamento della permanenza nei cosiddetti CIE (gli ex CTP) e CARA fino a sei mesi, il che significa un affare che s'ingrossa per chi gestisce quei centri». Al Viminale, comunque, fin da novembre era allarme rosso. Quando gli 007 del Noe (nucleo operativo ambiente) fanno irruzione proprio negli uffici del dipartimento per le Liberta' Civili (sic) con una precisa richiesta di esibizione atti: in sostanza, dopo il provvedimento governativo che decideva in tutta fretta di aprire - per la solita, comoda emergenza - 49 centri provvisori di accoglienza, gli inquirenti decidono di verificare se tutti gli atti amministrativi sono a posto, a partire dalla scelta (a quanto pare del tutto discrezionale) delle societa' che devono gestire i centri, fino all'acquisizione delle strutture, per finire con i servizi e tutto quanto fa business immigrazione.
«L'inchiesta e' partita dalla procura di Potenza - c'e' chi spiega in via Arenula - perche' a Policoro, nel materano, e' stato aperto in tempo reale un centro. La Auxilium che fa capo ai Chiorazzo ha infatti ottenuto l'assegnazione dell'appalto per la gestione di quel centro ancor prima di aver presentato documenti e certificazioni necessarie». Solite storie di appalti aggiudicati a societa' che nascono il giorno dopo; fatto sta che le antenne di Woodcock si drizzano ugualmente in tempo reale e si arriva al blitz nelle ovattate stanze del Viminale. La notizia ha scarso rilievo sui media nazionali, poche righe nelle cronache locali di Stampa e Corsera. Qualcosina in piu' trapela circa tre mesi fa, a meta' marzo, quando Repubblica Bari parla dei fratelli Chiorazzo indagati per la gestione del Cara di Bari, sulla cui aggiudicazione provvede a mettere la mano sul fuoco il prefetto del capoluogo pugliese Carlo Schilardi. «Agli atti - precisa il quotidiano diretto da Ezio Mauro - ci sono centinaia di telefonate dei tre indagati (il terzo e' un dipendente del gruppo Auxilum, Salvatore Manolascina, ndr) con dirigenti del ministero degli Interni: non a caso a Roma e' indagato Mario Morcone, l'attuale capo del dipartimento immigrazione». Dell'imputazione per Letta neanche un cenno; si' perche' il nome del possibile, prossimo capo dello Stato (Cavaliere permettendo) finisce nella lunga lista dei telefonisti, nella mole di intercettazioni che vedono costantemente da un capo del filo un Chiorazzo (o uno della band) e dall'altro pezzi da novanza dei palazzi (da Clemente Mastella alla segreteria di Giulio Andreotti, fino al sindaco di Roma Gianni Alemanno e al suo vice ed ex senatore di An Mauro Cutrufo), anche sull'altra sponda del Tevere (un nome su tutti, quello del cardinal Tarcisio Bertone, il vice di Ratzinger).

O VATICANISTA
Il nome dei Chiorazzo - raccontano nel Palazzaccio della Cassazione a Roma - comincia a far capolino nelle cronache giudiziarie anni '80: alcune vicende realtive ai soliti appalti solidali finite nell'altrettanto solita bolla di sapone. I fratelli, del resto, hanno spalle forti e, soprattutto, amicizie che contano, soprattutto in ambienti politici vicini alla Curia, tanto che il numero uno della dinasty potentina, Angelo, veniva soprannominato o vaticanista. I nomi piu' gettonati? Giulio Andreotti, Gianni Letta e Clemente Mastella. A quanto pare, e' proprio lui, l'Angelo delle mense per immigrati, a organizzare piu' di un incontro fra l'ex ministro della Giustizia e il cardinal Bertone. E' proprio lui uno dei superaficionados al seguito del leader ceppalonese nella celebre trasferta su Aerbus presidenziale per il gran premio di Monza. E' lui, del resto, uno dei principali referenti al Sud (e non solo) per Comunione e Liberazione, gomito a gomito con Antonio Saladino, l'altro faccendiere legato a CL e inquisito numero uno della maxi inchiesta Why Not portata avanti (e poi scippatagli) dall'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris.

CHIORAZZO CHI?
Ma diamo uno sguardo all'impero societario targato Chiorazzo. Al vertice della piramide il Consorzio Gruppo La Cascina. Da brivido le cifre: un fatturato annuo che supera i 200 milioni di euro; oltre 6 mila dipendenti (localizzati soprattutto al Sud, quasi la meta'); 1 milione 800 mila i pasti erogati attraverso le strutture societarie; superfici immobiliari trattate (cosi' viene precisato nel sito del gruppo) pari a ben 30 milioni di metri quadrati. Il tutto attraverso un agguerrito drappello di sigle: Vivenda spa (che puo' contare sul contributo pubbico e allegro di Sviluppo Italia, che concorre al 30 per cento delle azioni), Cascina Global Service (secondo alcune fonti la vera cassaforte dei Chiorazzo), NAER (che a sua volta controlla La Cascina scpa), Cater Bio srl (tanto per un tocco di biologico), Villa Ombrellino srl (stavolta per un tocco glamour, essendo specializzata in Doney Ricevimenti).
Insomma, un pacchetto completo, una full list per immigrati, diversamente abili, disadattati, minoranze e ladies: da accudire, servire, ristorare e, soprattutto, mungere come vacche d'oro, visto che - per fare un solo esempio, come spesso e volentieri sottolineato dai Chiorazzo nelle disinvolte conversazioni telefoniche - «per ogni pasto giornaliero ci mettiamo in tasca 49 euro». Che moltiplicato per il numero dei centri e degli immigrafi fa una cifra letteralmente astronomica.
Il principale capo di imputazione individuato dalla procura di Potenza a carico di Letta, Morcone e dei Chiorazzo sarebbe quello di aver messo in piedi un'associazione a delinquere finalizzata a reati come turbativa d'asta e corruzione, in grado di operare sul territorio nazionale. Punto di partenza, la decisione di aprire a settembre 2008 il Centro di Accoglienza per i Richiedenti Asilo politico (C.A.R.A.) di Policoro. Negli stessi giorni veniva stipulata una convenzione tra la prefettura di Matera e la Auxilium, sottoscritta in data 12 settembre 2008. Lungo questi passaggi ci sarebbe stata l'intromissione illecita di Gianni Letta e del prefetto Morcone per favorire l'assegnazione della gestione del CARA di Policoro alla Auxilium dei Chiorazzo. Una scelta che sarebbe addirittura stata imposta.
E tanto per precisare meglio, piu' avanti, si parla di regia impositiva svolta da Letta, di procedura illecita, clientelare e contraria agli interessi della pubblica amministrazione, organizzando in epoca antecedente all'8 agosto 2008 l'affidamento diretto della gestione del centro CARA di Policoro a favore della Auxilum. Un rilievo di tutta valenza politica, visti i tempi e i modi di mettere in campo i provvedimenti sull'immigrazione.
Una catena d'interessi, abusi e collusioni, quella che viene ipotizzata alla Procura, con i fratelli Chiorazzo e le loro societa' in veste di monopolisti delle attivita' economiche connesse all'emergenza immigrazione per ricavarne illeciti profitti.
E che il business sia consistente, lo dicono le cifre: il gruppo La Cascina-Auxilium e' all'opera presso i centri Cara di Bari (circa 1200 immigrati), Policoro (circa 200) e Taranto (400 immigrati, di prossima apertura). Il giro d'affari viene per giunta ammantato da intenti caritatevoli e solidali. Tanto solidali che i Chiorazzi avevano cercato di ottenere anche la gestione dei Cara di Crotone e Foggia, benche' quest'ultimo fosse gia' gestito dalla Croce Rossa.

NON SOLO CARA
Non solo i cari centri per immigrati tra i business dei Chiorazzo. La clientela e' vastissima e variegata, per catering e servizi. Si va dalle piu' prestigiose sedi istituzionali (dalla Presidenza del Consiglio al Senato, passando per la bouvette del Campidoglio e le scuderie del Quirinale, fino a Regione Lazio e Comune di Roma, Comune di Genova, Regione Basilicata) ai piu' celebri centri d'arte (Palazzo Ducale di Venezia, Arena di Verona, Reggia di Caserta, caffetteria di Palazzo Pitti a Firenze), dalle piu' rinomate Universita' e accorsate Scuole (La Sapienza di Roma, Superiore di Sant'Anna a Pisa, Marymount International School, St.George's e St.Stephen's English School) ai centri sanitari pubblici e privati (San Raffaele e Luigi Sacco a Milano, Gesu' Bambino, Fatebenefratelli e Sant'Andrea a Roma, San Carlo a Potenza), oltre ad una sfilza di societa' e sigle di grido e non. Tra le prime, Pirelli, Ansaldo Energia, Johnson e Johnson, ebay.
Tra le seconde spicca il Castello di Utveggio, a Palermo, il luogo dei misteri nella strage di via D'Amelio, sede del Cerisdi, organismo dei servizi segreti, appena passato sotto la guida di Elio Cardinale: ma che cosa ci fa la Auxilium al Cerisdi? Fornisce pasti o quali altri servizi? Puo' aver peso la circostanza che Angelo Chiorazzo risulti appartenente ad una loggia massonica? Staremo a vedere, dovra' essere la maxi inchiesta potentina a chiarirlo.
Ed e' proprio nelle pagine dei faldoni investigativi che farebbero capolino svariati altri affaire. Nel mirino ci sarebbero i rapporti con la Agenzia delle Entrate, con il municipio della Capitale, una gara d'appalto al ministero della Difesa, un appalto Policlinico Gemelli di Roma. Ancora, i rapporti con un magistrato in servizio al tribunale di Roma, e gare alla Asl 1 di Venosa e all'azienda ospedaliera San Carlo, entrambe nel potentino.
Quello del fisco e' un tasto che scotta. Ammonterebbe infatti a 150 miliardi di vecchie lire un debito nei confronti dell'Agenzia delle Entrate che i Chiorazzo vorrebbero risolvere nel modo piu' conveniente possibile. Per questo cercano di mettere in campo pezzi da novanta come Gianni Letta, il quale a sua volta sarebbe intervenuto sul direttore dell'Agenzia delle Entrate di Roma, Attilio Befera, per agevolare La Cascina riducendo e diluendo nel tempo l'ammontare della somma da pagare. Al punto che un deferente Befera avrebbe personalmente telefonato ai Chiorazzo per sollecitare un incontro transattivo.
Una vicenda che sta molto a cuore (e alle tasche) dei Chiorazzo, i quali pensano bene di mobilitare anche Mastella. E fu proprio al ministero della Giustizia, non presso l'Agenzia delle Entrate, che i Chiorazzo erano riusciti ad incontrare un funzionario dell'Agenzia. Ma come aveva avuto origine un'evasione cosi' colossale? Semplice. Non e' stata versata allo Stato l'Iva sulle vendite dal 2001 al 2005 (e tenuto conto del fatturato arcimilionario annuo fa presto a lievitare) e neanche le ritenute sugli emolumenti corrisposti ai dipendenti (basta calcolare 6.000 unita' e passa). Ma La stessa denuncia fatta dall'Agenzia delle Entrate alla Procura della capitale contestava solo il mancato versamento di ritenute per i compensi erogati dalla cooperativa nel 2004, vale a dire solo per circa 1 milioni e settecentomila euro. E la montagna degli altri 73 milioni e spiccioli? Dimenticata per strada? Chicca finale - sempre nel ramo fiscale - il gioco di prestigio inventato dai Chiorazzo relativo ai rami d'azienda trasferiti da La Cascina ad altre societa' del gruppo. Transazioni che secondo gli investigatori servivano per sottrarre ai creditori e all'erario i flussi dei pagamenti disposti da enti pubblici in favore di societa' del gruppo. E si parla di decine di milioni di euro.

SALDI e APPALTI
Sempre in tema milionario, passiamo ai rapporti con il comune di Roma. Anche stavolta si tratta di ottenere in tempi rapidi il saldo di una fatturina emessa da Vivenda spa - una controllata della solita La Cascina - nei confronti dell'amministrazione capitolina. L'amico del giaguaro, stavolta, si chiama Maurizio Cutrufo, senatore di An, all'epoca dei fatti vice di Gianni Alemanno in Campidoglio. Grazie agli ottimi rapporti con Cutrufo, Angelo Chiorazzo riesce ad incontrare, nel corso di una cena, il sindaco Gianni Alemanno. Passano appena 48 ore e Emilio Fusco Roussier, responsabile di Vivenda, fa sapere ad Angelo Chiorazzo di aver appena ricevuto una missiva firmata da Alemanno in cui viene sottolineato che per garantire la continuita' del servizio ristorazione scolastica, i crediti derivanti dalle prestazioni rese da settembre 2008 saranno gestiti nell'ambito dell'amministrazione ordinaria degli organi comunali. Un'utile e indispensabile garanzia - commentano in Campidoglio - di solvibilita' per Vivenda, tanto piu' perche' la societa' e' in attesa di un anticipo del credito da parte dello Sviluppo Italia Factoring.

IL GIUDICE AMICO
Sempre a Roma l'appalto per il servizio mensa al Policlinico Gemelli, che i Chiorazzo sarebbero riusciti ad aggiudicarsi grazie alla presentazione del sottosegretario Letta presso Amerigo Cicchetti. Per rimanere all'ombra del Cupolone e ritrovarci di nuovo in compagnia dei soliti Chiorazzo e del dinamico Cutrufo, eccoci alla story dei rapporti con una toga romana. Tutto parte da Giuseppe Sangiuliano, segretario particolare di Cutrufo, cui sta a cuore un procedimento giudiziario pendente davanti alla Corte d'Appello di Roma. Pensa bene, Sangiuliano, di contattare l'amico Angelo affinche' possa perorare la sua causa presso un giudice amico. Che si chiama, in questo caso, Vincenzo Vitalone. «La cortesia che sarebbe stata concessa da Vitalone a Sangiuliano - commentano a Potenza - per intercessione dello stesso Chiorazzo, dovra' poi essere ricambiata da quest'ultimo sponsorizzando presso un influente personaggio la candidatura di Vitalone ad un'ambita carica istituzionale». Nipote del piu' celebre Claudio Vitalone, il giudice Vincenzo e' stato in servizio presso la decima sezione del tribunale civile di Roma.
Nelle cronache giudiziarie il suo nome fa capolino fra i componenti della fallimentare (presieduta da Giovanni Briasco) tempo fa al centro delle polemiche e di un'indagine degli ispettori del ministero della giustizia, con l'accusa di essere un vero e proprio comitato d'affari per spartirsi la torta dei fallimenti.
Accuse finite nel nulla, come del resto e' capitato a Napoli dove la superchiacchierata fallimentare e' uscita candida come una mammola dopo una serie di inchieste (sic) superbollenti...


SORELLA CRI CRI
Una Thatcher in salsa abruzzese. Ma poi non troppo... Cosi' la etichettano in Abruzzo, Maria Teresa Letta. Una lady bifronte: sorella del gran ciambellano di Sua Emittenza, il sottosegretario Gianni Letta, e zia del Pd ed ex margheritino Enrico Letta. Come dire, una sintesi governo-opposizione, un mix che piu' consociativo non si puo'. Tutto formazione e solidarieta', il suo credo: e' infatti in prima linea nel promuovere le sorti della super univerista' Sant'Anna di Pisa, una vera e propria enclave per studenti d'elite, fortemente sponsorizzata da uomini del calibro di Giuliano Amato, il dottor sottile caro a Bettino Craxi prima e a Massimo D'Alema poi, e Pierfrancesco Guarguaglini, plenipotenziario del colosso Finmeccanica.
Nel pedigree di lady Letta pero' spicca l'impegno speso in favore della Croce Rossa Italiana. E' infatti al vertice - in qualita' di presidente - della Cri abruzzese. Non senza suscitare dubbi e polemiche circa il suo operato. Ad accendere la miccia un maresciallo troppo zelante, Vincenzo Lo Zito, in servizio presso la direzione regionale della Cri. Il quale vuol vederci chiaro sulla gestione dei fondi, sulla firma dei mandati di pagamento, sui rapporti con le banche (come documentano una serie di esposti al calor bianco inviati a magistratura penale, contabile e amministrativa). Su Lo Zito arriva ben presto la mannaia: trasferimento (sede, Assisi, forse per riflettere meglio). A decretarlo i vertici Cri, ossia il direttore generale Andrea Des Dorides («il maresciallo Lo Zito da settimane svolge una grave e costante opera di denigrazione del proprio datore di lavoro», la motivazione) e il neo vertice Cri Francesco Rocca: voluto con forza da An, Rocca occupa la poltrona prima di Maurizio Scelli (il liberatore delle due Simone in Iraq, a suon di milioni di euro!) e poi di Massimo Barra, le cui gestioni avevano portato ad un buco contabile da 400 milioni di euro e passa.
Guarda caso, i rilievi di Lo Zito vengono ripresi pari pari dal direttore generale della Cri abruzzese, Maria Rita Salvetti, che quindi entra in rotta di collisione con lady Letta. Salvetti mette nero su bianco le «pesanti difficolta' operative incontrate nel corso della conduzione del comitato regionale Abruzzo, aggravate dalla chiusura a qualsiasi forma di collaborazione dimostrata dal vertice politico regionale». Nonche' dai vertici della Banca Toscana, che non vuol far chiarezza su tante, anomale transazioni di danaro. Non basta, perche' Salvetti chiede subito il reintegro in servizio di Lo Zito, il cui operato e' giudicato essenziale per «la specifica competenza». Niet.
Arriva il terremoto che squassa l'Abruzzo. Lo Zito lavora da volontario fra le macerie. A suo rischio e pericolo. Perche' doveva essere ad Assisi...

"La Vocedellevoci"

mercoledì 5 agosto 2009

Conflitto DIsInteressi

Ecco che questo governo ci regala un'altra lezione sul significato di "Conflitto di Interessi"! Ci stanno mettendo l'anima per farci capire fino in fondo cosa queste parole significhino, si superano ogni volta per mostrarci cosa in una democrazia è bene non fare! Con esempi pratici, con scenette allo specchio in cui berlusconi parla a turno da imprenditore a presidente del consiglio, da proprietario di mediaset a controllore rai, da iscritto alla P2 a uomo di stato, da indagato (e corruttore, ma non solo...) a promotore di leggi sull'immunità per le alte cariche dello stato...e potrei continuare così per diversi minuti!

Purtroppo il credo popolare che va per la maggiore è che il "conflitto di interessi" sia il solito spettro lanciato da visionari comunisti antidemocratici, che minacciano lo stato repubblicano con il loro ciarlare prevenuto! Oppure la solita cospirazione (inter)nazionale che coinvolge tutti i principali giornali liberi del mondo, ai danni dell'uomo - benefattore- che cerca di salvare l'Italia.

«Dietro le calunnie c'è un progetto eversivo. È chiaro...volevano farmi decadere, volevano sostituirmi con uno non eletto dalla maggioranza del popolo»
Ma come?! Questa non era la P2??!! Gli si è ritorta contro??
Di progetti eversivi se ne intende...non c'è dubbio!

"Uno che ha ditte, giornali, imprese e televisoni (sto dimenticando qualcosa, lo so) avrà pure il diritto di entrare in politica?! Siamo o non siamo in una democrazia?!" Questo è un concetto un po' deviato di democrazia: democrazia non ha certo il significato di concedere ad ognuno di fare ciò che vuole.... Letteralmente vuol dire "governo del popolo", ma il nostro ormai è un "governo sul popolo". La separazione dei poteri, dei ruoli e delle cariche è alla base della democrazia stessa! A berlusconi ormai manca solo il potere religioso (pur avendone l'appoggio)...

E mi stupisco nel sentire che Napolitano si è stupito....di solito lo vedo piuttosto assente....

Pacco dono per Mediaset, di Giovanni Valentini

Stupito, irritato, amareggiato. Il Capo dello Stato ha tutto il diritto di esprimere la propria delusione sulla "rottura annunciata" fra la Rai e Sky che priverà l'azienda pubblica di un ricavo di oltre cinquanta milioni di euro all'anno, in seguito al trasferimento dei canali Raisat su una nuova piattaforma satellitare. E in particolare, ha ragione Giorgio Napolitano a lamentarsi delle modalità con cui è maturato il fallimento della trattativa: una decisione per così dire unilaterale che la direzione generale ha praticamente imposto - come un diktat - a tutto il Consiglio di amministrazione.

In quanto custode e garante della Costituzione, il presidente della Repubblica non può evidentemente disinteressarsi di quel servizio pubblico su cui s'imperniano nel nostro Paese principi fondamentali come il pluralismo e la libertà d'informazione, sanciti solennemente dall'articolo 21. Anzi, con tutto il rispetto che si deve alla sua figura e alla sua persona, è lecito pensare che un intervento più tempestivo sarebbe valso forse a impedire o magari a prevenire un tale esito.

Danno emergente e lucro cessante, avevamo avvertito su questo giornale nelle settimane scorse, mentre già si preparava la rottura. Danno emergente: perché il prossimo bilancio della Rai s'impoverirà di questa cospicua entrata finanziaria e staremo a vedere che cosa avrà da eccepire in proposito la Corte dei Conti. Lucro cessante: perché, oltre a perdere l'audience e quindi la pubblicità raccolta attraverso la pay-tv, ora l'azienda di viale Mazzini dovrà sostenere "pro quota" l'onere della nuova piattaforma di Tivùsat. E tutto ciò, in buona sostanza, per fare un favore o un regalo a Mediaset nella sfida della concorrenza con Sky, come ha riconosciuto - tardivamente - perfino il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza, Sergio Zavoli.

Si dà il caso, così, che l'ex segretario generale della presidenza del Consiglio, appena trasferito alla direzione della televisione pubblica, non trovi di meglio che confezionare subito un pacco-dono per l'azienda televisiva privata che fa capo allo stesso presidente del Consiglio. Un voto di scambio o una partita di giro, si potrebbe anche dire. Naturalmente, a spese del cittadino contribuente, telespettatore e abbonato alla Rai. Come già a suo carico era stata la multa di oltre 14 milioni di euro inflitta dall'Autorità sulle comunicazioni a viale Mazzini per la nomina dell'ex direttore generale, Alfredo Meocci, insediato alla guida dell'azienda dal centrodestra nonostante la palese incompatibilità con il precedente mandato di commissario nella medesima Authority.

Con buona pace del presidente Garimberti e dei consiglieri di minoranza, siamo dunque alla definitiva subordinazione della Rai agli interessi e alle convenienze di Mediaset. Un'azienda di Stato, la più grande azienda culturale del Paese, che via via si trasforma in una filiale, una succursale, una dépendance del Biscione. Già omologata al ribasso sul modello della tv commerciale, quella della volgarità e della violenza, delle veline e dei reality fasulli, adesso la tv pubblica si allea e si associa con il suo principale concorrente sotto il cielo tecnologico della tv satellitare.

..... (La parte sul pd e sul suo concetto di "innovazione", vedi veltroni che parla di craxi, ve la risparmio; se volete l'articolo lo trovare su "Repubblica".)

Nel regno del conflitto d'interessi, la rottura fra la Rai e Sky diventa la prova regina di un'occupazione "manu militari" di tutto il sistema dell'informazione. Un attentato al pluralismo, alla libertà d'opinione. E anche questa, purtroppo, si rischia di apprezzarla solo quando la si perde.


ps: Diego, visto la scarsa partecipazione al blog, il mio prossimo post sarà ancora più provocatorio! Solo donne nude, discussioni hard e consigli rubati su come toccarsi con una certa frequenza....

mercoledì 29 luglio 2009

ci passa tutto sopra e neanche ce ne accorgiamo

in questo breve articolo antonio padellaro ci ricorda il rischio che corre l'italiano (specialmente quello medio, ancor di più se in vacanza) quando viene a contatto con le notizie dell'attualità politica...


PAPI CHI?

L'estate divampa, trionfa il grande esodo e di Papi Silvio non si parla già più. Lo scandalo di Puttanopoli che a Parigi avrebbe già liquidato Sarkozy, a Londra cancellato Brown, a Madrid annichilito Zapatero qui da noi non lascia conseguenze visibili. Il sultano di villa Certosa stringe mani e firma autografi come un premier autorevole e attento ai problemi del paese, assecondato dalla cosiddetta grande stampa.
Archiviata la faccenda delle ragazze squillo assoldate a mille euro a botta con il famoso titolo."Berlusconi: non sono un santo", Corriere della Sera e Stampa ci descrivono un premier, novello Giustino Fortunato, risoluto ad affrontare con un "piano innovativo" l'annosa questione meridionale. Solo Repubblica insiste, meritoriamente, con la sue dieci domande, ormai confinate in un angolino. Come quel senso della vergogna che, ormai, qui da noi non ha più cittadinanza. Anzi, che cos'è?

Uffa con 'ste puttane
Del resto, se Silvio riesce comunque a farla franca malgrado sia tuttora immerso nello scandalo più maleodorante e ridicolo della storia patria, con chi vogliamo prendercela? Con la sua maggioranza di parlamentari miracolati che tutto gli devono e che mai oseranno criticare l'origine della loro fortuna? Con l'opposizione ondivaga e pigolante che per paura e coda di paglia non è riuscita a mobilitare nel paese uno straccio di reazione? O con l'Italia del ghiacciolo e del pattino che già guarda annoiata (quando non ammirata) alle imprese del premier puttaniere e dice uffà e volta pagina?

lunedì 20 luglio 2009

Strane concezioni di sicurezza

Notizia tragicomica da quel di Chiari. A proposito, durante il corteo di solidarietà per il popolo iraniano Alfiero Colombo non sa cosa ha rischiato con quella bandiera....

Multata la Pace. Proprio così. Centocinquantacinque euro (più 5,60 per le spese di notifica) di ammenda per la grande e colorata bandiera simbolo universale della Pace. Uno stendardo portato in corteo da famiglie con bambini al seguito nel corso della "Marcia della Pace" che si è svolta a fine marzo promossa dal "Tavola della pace" di Franciacorta - Monte Orfano.
Il fatto è accaduto a Chiari, comune bresciano governato dal senatore leghista Sandro Mazzatorta protagonista, tra l'altro, anche di una vicenda di "residenza negata" ad una famiglia Sinti con 5 bambini portata anche all'attenzione della Camera dei Deputati lo scorso 28 ottobre dall'onorevole Furio Colombo.
Ma tornando alla vicenda dell'ammenda al simbolo della Pace sorretto dal corteo lungo le strade della località bresciana è bene spiegare che i manifestanti avevano, tra l'altro, ricevuto dalla Questura di Brescia l'autorizzazione a passare e sostare nella piazza centrale del paese. Almeno per due ore. Come previsto dal programma regolarmente presentato.
Nonostante questo, però, un agente della polizia locale ha pensato bene di redigere verbale per "occupazione di suolo pubblico con un veicolo allestito con casse, bandiere e cartelloni, e una bandiera di notevoli dimensioni". Da segnalare peraltro che l'agente ha evitato di notificare la multa ai diretti interessati durante la manifestazione.
L'associazione promotrice dell'iniziativa pacifista, che al momento ha scelto di non pagare la multa, nelle scorse settimane, si è rivolta anche alla Prefettura di Brescia. In un comunicato, inoltre, l'associazione fa sapere che "La Marcia della Pace ha ottenuto tutti i necessari permessi proprio dalla questura di Brescia che oltretutto è dovuta intervenire nei confronti dell'amministrazione comunale che inizialmente aveva negato l’autorizzazione alla manifestazione senza dare alcuna motivazione". Giuseppe Matteotti a nome della "Tavola della pace" Franciacorta parla di "multa discriminatoria nei confronti di realtà associative e iniziative il cui pensiero non segue la stessa direzione dell'attuale governo nazionale e locale. Per noi è importante conoscere la posizione del prefetto di Brescia, al quale abbiamo scritto, in qualità di rappresentante dello Stato". Per i pacifisti dunque è fondamentale ristabilire il diritto a manifestare.
In attesa di una risposta gli esponenti del gruppo franciacortino pensano di scrivere anche al Presidente della Repubblica che proprio nelle scorse settimane aveva elogiato il lavoro compiuto dalla Tavola della pace nazionale.

venerdì 17 luglio 2009

Tre articoli

Inizio con questo:

Scudo fiscale, imbarazzo totale (di Francesco Bonazzi)

Tra oggi e domani dovrebbe prendere una forma certa, dopo innumerevoli ballon d’essais, il nuovo scudo fiscale di Giulio Tremonti. Vedremo nero su bianco che tipo di sanatoria sarà, se sarà un condono tombale anche su reati come il falso in bilancio, eccetera eccetera. Il tema interessa molti potenti e ricchi italiani con il vizio dell’off-shore. Quindi è un buon banco di prova sul quale misurare lo stato dei reali rapporti di forza rapporti tra governo, banche e italiani con la “I” maiuscola.

Nel silenzio generale, a parte Di Pietro ed Epifani, spicca il mutismo della Confindustria. L’associazione datoriale potrebbe, in un paese normale, dire la sua sulle distorsioni alla concorrenza che l’evasione e il falso in bilancio di massa creano ai danni degli imprenditori onesti (e dei loro dipendenti). Invece “zero carbonella”, come direbbe Francesco Rutelli.

Il problema è che il loro presidente, Emma Marcegaglia, è sotto inchiesta insieme alla sua famiglia per i 17 conti bancari ritrovati in Svizzera dalla magistratura milanese. La notizia che la rogatoria è arrivata a Milano e che la procura ha girato l’inchiesta per competenza a Mantova e della settimana scorsa. E nessuno, sui giornali e tra i politici, che osi fare un collegamento tra questa notizia e il non-dibattito sullo scudo fiscale. Ma vi pare normale?

Cambiando discorso.
Premesso che non avrei mai votato pd, con o senza Grillo, credo però che quest'ultimo avrebbe portato un'ondata di novità in quel rottame di partito.

Ad essere sinceri non è che i partiti di sinistra siano messi tanto meglio, comunque...

Ogni volta che mi convinco che ormai il pd abbia toccato il fondo, devo subito realizzare che non c'è limite al peggio... Beccatevi questi!

Di Beppe Grillo:

Veltroni non è un uomo, è una disgrazia. Dopo aver termovalorizzato il PDmenoelle si è dedicato all'esperienza letteraria. Dice cose, vede persone, presenta libri importanti per la cultura del Paese. L'ultimo, della Fondazione Craxi, ha permesso a Topo Gigio di parlare dell'insigne statista e ladro Bottino Craxi davanti a degli ex socialisti. Ha usato parole adeguate per il Latitante di Hammamet: "innovatore", il politico che "meglio ha interpretato il cambiamento della società", più di Enrico Berlinguer che andò dagli operai a Mirafiori e "si immolò dimostrando di non aver colto appieno ciò che stava accadendo". Dicono che il PDmenoelle perda mille voti al giorno. I soliti modesti. Ogni parola di Veltroni ne vale almeno diecimila.

E' da pelle d'oca... Anche il Corriere riporta la notizia, LaRepubblica non mi pare (per pudore o vergogna immagino...). La riabilitazione continua (2)...


Molto partito, poco democratico (di Marco Travaglio)

Dice D'Alema che Grillo non può iscriversi al Pd: non ha mai definito "golpisti" i pm di Mani Pulite, mai fatto bicamerali per demolire la Costituzione, mai rovesciato il governo Prodi, mai legittimato il conflitto d'interessi, mai definito Mediaset "un grande patrimonio del Paese", mai scalato la Bnl, mai detto a Consorte "facci sognare", mai preso tangenti da un uomo legato alla Sacra corona unita, mai definito "capitani coraggiosi" Colaninno e Gnutti, mai stato amico di Geronzi e Tronchetti Provera, mai bombardato l'ex Jugoslavia violando il diritto internazionale e poi negando di averla bombardata, mai invitato Gheddafi alla fondazione Italianieuropei.

Dice Veltroni che Grillo non può iscriversi al Pd: non ha mai minato il governo Prodi, non ha mai auspicato di avere Gianni Letta nel suo governo, non è amico dei palazzinari, non ha mai fatto accordi con Berlusconi, non l'ha mai chiamato "il principale esponente dello schieramento a noi avverso", promesso di "non attaccarlo mai più", non ha mai riabilitato Craxi definendolo "grande innovatore" (anzi, pare addirittura che il comico genovese, a Craxi, preferisca Berlinguer).

Dice Anna Finocchiaro che Grillo non può entrare nel Pd: non ha mai attaccato il pool di Milano, non ha mai elogiato "il comportamento esemplare di Andreotti", non ha mai invocato il Ponte sullo Stretto di Messina, non ha perso tutte le elezioni della sua vita, non ha mai baciato Schifani e non s'è fatto scrivere il programma da Salvo Andò.

Dice Bersani che Grillo non può entrare nel Pd: mica era amico di Tanzi, mica trafficava col governatore Fazio per sponsorizzare la fusione Bnl-Montepaschi, mica ha elogiato Fiorani ("banchiere molto dinamico, capace, attivo"), mica ha ingaggiato il figlio di Mastella come consulente al ministero delle Attività produttive, mica va a farsi osannare ogni anno al Meeting della Compagnia delle Opere a Rimini.

Dice Franceschini che Grillo non può entrare nel Pd: mica ha commentato lo scandalo Noemi e le accuse di Veronica "tra moglie e marito non mettere il dito" e mica si allea con Marini, Rutelli, Fioroni, Carra e Binetti.

Dice Follini che Grillo non può iscriversi al Pd: non ha mai militato nell'Udc di Totò Cuffaro, non ha votato tutte le leggi vergogna di Berlusconi (anzi, le ha persino combattute), non è mai stato vicepresidente del Consiglio in un governo Berlusconi.

Dice Mirello Crisafulli che Grillo non può iscriversi al Pd: non ha mai abbracciato né baciato il boss mafioso di Enna, Giuseppe Bevilacqua, in un hotel di Pergusa e non ha mai parlato di affari e appalti dandogli affettuosamente del tu.

Dice Nick Latorre che Grillo non può entrare nel Pd: non ha mai chiesto a Dell'Utri i voti per D'Alema al Quirinale ("Con il senatore Dell'Utri esiste un rapporto di grande cordialità e di stima reciproca. La mia impressione su di lui è estremamente positiva: penso sia una persona pacata, sensibile e di spessore"), mai trafficato né con Consorte né con Ricucci, non è mai stato loro complice in scalate finanziarie illegali, e non ha mai neppure passato pizzini all'onorevole Bocchino nei dibattiti televisivi.

Dice Fassino che Grillo non può entrare nel Pd: diversamente da Primo Greganti, regolarmente iscritto, il comico genovese non incassava tangenti per conto del Pci-Pds nella stessa città di Fassino; inoltre, Grillo non ha mai domandato a Consorte "allora siamo padroni di una banca?" né portato la sua signora in Parlamento per cinque legislature, e nemmeno per qualche minuto in visita guidata.

Dice Enrico Letta che Grillo non può entrare nel Pd: molto meglio "Tremonti, Letta (Gianni), Casini e Vietti", che lui vorrebbe "nel mio futuro governo".

Dice Rutelli che Grillo non può entrare nel Pd: non è mai stato condannato dalla Corte dei conti a risarcire 25 mila euro al Comune di Roma per le spese folli in consulenti inutili; e non ha mai perso nemmeno un'elezione, mentre lui nell'ultimo decennio le ha perse tutte, dalle politiche del 2001 alle comunali di Roma nel 2008.

Dice Sergio D'Antoni che Grillo non può iscriversi al Pd: non ha mai fatto partiti con Andreotti.

Dice la Binetti che Grillo non può entrare nel Pd: non è mica dell'Opus Dei.

Dice Enzo Carra che Grillo non può entrare nel Pd: non è mica un pregiudicato per falsa testimonianza.

Dice Pierluigi Castagnetti che Grillo non può entrare nel Pd: mica ha una prescrizione per finanziamento illecito.

Dice Bassolino che Grillo non può entrare nel Pd: non è mica imputato per truffa pluriaggravata alla regione di cui egli stesso è governatore.

Grillo si rassegni. Oppure vada a molestare una ragazza: se tutto va bene, gli fanno il Tso, gli danno la tessera del Pd e lo promuovono presidente di sezione.

mercoledì 15 luglio 2009

Padania campione del mondo grazie ai nostri soldi

Riporto l'articolo di Elisabetta Reguitti apparso su antefatto.it.

Sette mila euro per il torneo di calcio padano. Tanto ha speso la giunta comunale di Brescia deliberando un contributo per la Viva World Cup svoltasi dal 22 al 27 giugno e organizzata dal Comitato Padania 2009.
La denuncia viene dal gruppo del Partito Democratico in consiglio comunale. Parla di utilizzo di denaro pubblico a sostegno di iniziative di partito e censurano severamente un tipo di finanziamento per il quale al tempo della Prima Repubblica "si sarebbe finiti davanti al giudice". Per il momento la questione approda come interrogazione in consiglio comunale. Sette mila euro a fondo perduto a parziale copertura dei 24 mila complessivi indicati nel piano finanziario presentato dal Comitato Padania 2009. Che peraltro non risulta operare in città, così, come al contrario è invece previsto nell'articolo del regolamento comunale in materia di concessione di sovvenzioni a favore di associazioni oppure gruppi attivi a Brescia.
Il Viva World Cup ha fatto tappa anche a Verona e Varese. Quest' ultima municipalità, secondo il Pd di Brescia, avrebbe elargito altri 4 mila euro a favore quindi del mondiale "dei popoli liberi" tra i quali spicca la "nazionale" Padana di Renzo Bossi presieduta dal ministro Roberto Maroni. Sette mila euro usciti dalla casse municipali a sostegno di una manifestazione che ha anche goduto del patrocinio dello stesso ente locale. Insomma la "Leonessa d' Italia" città delle Dieci Giornate in cui si celebra la guerra d'indipendenza e l'unità d'Italia nel terzo Millennio si scopre sostenitrice di manifestazioni padane.
La questione Viva World Cup 2009 infatti segue di sole poche settimane un'altra vicenda sollevata dal capogruppo dell'opposizione di "Palazzo Loggia" Emilio Del Bono. Si tratta della manifestazione Miss Padania sempre patrocinata dall'amministrazione comunale il cui materiale pubblicitario era stato spedito addirittura con buste del Comune. L'opposizione attendere di poter vedere gli atti per verificare se nel caso di Miss Padania il Comune abbia sostenuto o meno delle spese. Per la risposta c'era tempo fino a 30 giorni ma per ora tutto tace.

venerdì 3 luglio 2009

Due spunti....

Il primo:

Sicurezza, il Vaticano prende le distanze
«Da Marchetto un'opinione personale»

E ancora:

«Il Vaticano come tale non ha detto niente sul decreto sicurezza approvato dal governo italiano» ha precisato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi -. Ha parlato monsignor Marchetto, ma non mi consta che il Vaticano in quanto tale abbia preso posizione»


Te pareva... Come sempre dalla parte dei più deboli eh....

(dal sito del Corriere)

Il secondo:

Alemanno: "Avviata la procedura
per intitolare una strada a Craxi"

Oggi l'annuncio del sindaco di Roma: "Dopo il parere della Commissione porterò la proposta in Consiglio". Ma la figura del leader socialista resta controversa.


Craxi una "figura controversa"??!! Ma ci rendiamo conto??!! Non basta la via a lui dedicata...
Purtroppo è vero, c'è chi lo definisce una specie di eroe e chi riesce addirittura a dedicargli un film-biografia evitando di parlare dei processi e di tangentopoli. La riabilitazione continua....

(dal sito di Repubblica)

Decreto insicurezza

Pubblico questa lettera inviata alla redazione di MicroMega....


Ylenia, morta per paura di essere denunciata

Caro direttore, alle tante notizie degli ultimi giorni, le fotografie delle festicciole del presidente del Consiglio; la sua giovane amica Noemi scortata dai vigili al seggio elettorale, i risultati delle elezioni, la soddisfazione dei vittoriosi, i leghisti che non stanno in sé dalla gioia, gli abbracci affettuosi, i sorrisi le risate le strette di mano degli uomini politici, Gheddafi a Roma, e via di seguito, vorrei accostare la notizia di una sventurata trovata morta dissanguata a Torre a Mare (Bari) il 9 giugno. Il giorno dopo avrebbe conpiuto 40 anni.
Vira Orlova, detta Ylenia, lavorava come badante presso un'anziana signora. Secondo i carabinieri, ha iniziato a perdere sangue nella notte, a causa di un aborto spontaneo. Chiusa nella stanza, ha aspettato e sperato di star meglio. Ma quando ha provato ad andare in bagno, si è sentita male ed è caduta: è morta senza chiamare soccorso.
Non aveva il permesso di soggiorno, ed ha avuto paura di perdere il lavoro e di essere denunciata. Il sangue, tanto sangue, lo aveva raccolto in una bacinella.

Elisa Merlo

martedì 30 giugno 2009

La politica e la rete

Visto che oramai siamo anche noi in rete, vediamo un pò come si pone la politica nostrana nei confronti di internet... Ho ripreso questo articolo dal sito de L'Unità, che ha tratto ispirazione da un'indagine di Reporter senza Frontiere.

Pochi giorni fa Reporters sans frontières ha elencato i nomi dei paesi «nemici di internet»: dodici Stati che esercitano il massimo del controllo possibile sulla rete, restringendo gli spazi di libertà di espressione dei loro cittadini. Si tratta di Arabia Saudita, Birmania, Cina, Cuba, Egitto, Iran, Corea del Nord, Siria, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam. Dittature efferate, regimi autoritari, democrazie solo nominali.
L’Italia non è nell’elenco. Ma la mancata inclusione, il fatto di essere un paese democratico, non ci mette al riparo dal rischio di elaborare una legislazione repressiva: dove non arriva la violenza criminale delle dittature, spesso possono arrivare la scarsa conoscenza del problema, se non in alcuni casi l’ignoranza o la malafede. La proverbiale allergia alla modernità della classe politica italiana - sempre che sia lecito parlare di modernità a proposito di una cosa, Internet, che esiste da vent'anni - rischia infatti di bloccare il nostro paese nel medioevo digitale. Di danni se ne sono già fatti: diverse zone d'Italia non sono ancora raggiunte da Internet ad alta velocità e i fortunati che hanno l'Adsl pagano l’abbonamento molto più di quello che pagherebbero all’estero per l’identico servizio, anche il doppio. Risultato: l'Italia è l'unico paese dell’Unione europea dove la diffusione della rete arretra anziché aumentare (dati Eurostat). Se da anni le sentenze si rincorrono e si contraddicono, nel tentativo di accomunare internet ora alle bacheche universitarie, ora agli organi di stampa, la politica sembra essersi da poco accorta di questo enorme vuoto legislativo. Con risultati che suscitano molto perplessità.
Si è discusso parecchio in rete della proposta del senatore dell’Unione di centro Gianpiero D'Alia: un emendamento al decreto sicurezza - già approvato al Senato - volto a dare al ministro dell’Interno il compito di disporre filtraggi e addirittura oscuramenti per quei siti su cui si leggano «apologie di reato o istigazioni a delinquere». Facebook e Youtube, per fare due esempi, rischierebbero di essere interamente oscurati se comparisse anche un solo messaggio di incitamento a Totò Riina. La proposta di D’Alia ha infatti suscitato, nella stampa estera, commenti a metà tra l'allarmato e l'ironico. E un deputato del Popolo delle libertà, Roberto Cassinelli, ha presentato alla Camera un emendamento volto a eliminare l'assurdo principio dell'oscuramento e istituire un tavolo tecnico per una legislazione organica sulla rete.Non è finita.
Anche un altro deputato del Pdl, Gabriella Carlucci ( maaadooona meee, corsivo mio), è intervenuto di recente sulla materia. L’ha fatto con un disegno di legge che ha suscitato grandi discussioni nel web, non solo per il suo contenuto. Presentato come una proposta contro la pedofilia (che però non è mai nominata), il testo mira a impedire l'anonimato su internet. Quando è stato diffuso nel web, però, chi l’ha scaricato ha scoperto che era stato scritto da Davide Rossi, presidente di Univideo, una delle più grandi e influenti lobby dell'editoria. Evidentemente la Carlucci non sapeva che ogni file conserva memoria di colui che l’ha redatto e che questo “ricordo” riemerge nel momento in cui il file viene aperto.
La scarsa confidenza con le tecniche e la sensibilità della rete non è un’esclusiva del centrodestra. Pochi mesi fa Riccardo Levi (Partito Democratico) presentò un disegno di legge per imporre l'iscrizione a un registro pubblico a chiunque avesse voluto aprire un blog. Seguirono diverse proteste e, alla fine, Levi ritirò la proposta.
Un filo lega queste vicende. Da una parte è possibile riscontrare una certo grado di interesse d’impresa o politico in chi vorrebbe cancellare Internet pur di non essere costretto a inventarsi un nuovo modello di business - «Internet non serve all'umanità», è una delle frasi celebri di Davide Rossi, l’autore del disegno di legge della Carlucci - o non essere costretto a rendere conto del proprio operato di politico a una platea di cittadini sempre più attenta e numerosa. Dall'altra parte c'è l'ignoranza di una classe politica che spesso basa le sue scelte su luoghi comuni. Come quello secondo cui Internet è «una giungla senza regole».Un’affermazione falsa. Le diffamazioni, le calunnie, le apologie di reato, lo stalking compiuti in rete sono punibili grazie alle norme già vigenti in queste materie. O ancora: «Su Internet si può fare di tutto protetti dall'anonimato». Falso anche questo: al contrario di quel che avviene per le scritte sui muri e gli atti di vandalismo, qualsiasi azione compiuta su Internet porta con sé dati e informazioni sul suo autore. E' praticamente impossibile - se non utilizzando complicati sistemi di contraffazione - immettere un contenuto in rete senza poter essere identificati dall'autorità giudiziaria. Altra convinzione errata piuttosto diffusa: «I siti internet sono responsabili per i contenuti pubblicati dagli utenti». È come dire che i postini sono responsabili del contenuto delle lettere che recapitano.
Una legge su Internet serve, eccome: ma che sia una buona legge, equilibrata e moderna. Magari anche scritta da qualcuno che sappia di cosa parla.

sabato 27 giugno 2009

In Abruzzo non tutto è come sembra...

Una lettera che ci aiuta a comprendere come l'informazione possa realmente distorcere la realtà.
Sembra che non ci siano voci di dissenso stando ai nostri media, ma la popolazione abruzzese con orgoglio rivendica verità e rispetto!

Ho visto l 'Aquila. Un silenzio spettrale, una pace irreale, le case
> distrutte, il gelo fra le rovine. Cani randagi abbandonati al loro
> destino. Un militare a fare da guardia a ciascuno degli accessi alla
> zona rossa, quella off limits.
> Camionette, ruspe, case sventrate. Tendopoli. Ho mangiato nell'unico
> posto aperto, dove va tutta la gente, dai militari alla protezione
> civile. Bellissimo. Ho mangiato gli arrosticini e la mozzarella e i
> pomodori e gli affettati.
> Siamo andati mentre in una tenda duecento persone stavano guardando
> "Si Può Fare". Eravamo io, Pietro, Michele, Natasha, Cecilia, Anna
> Maria, Franco e la sua donna. Poi siamo tornati quando il film stava
> per finire. La gente piangeva. Avevo il microfono e mi hanno chiesto
> come si fa a non impazzire, cosa ho imparato da Robby e dalla follia
> di Robby, se non avevo paura di diventare pazzo quando recitavo.
> Ho parlato con i ragazzi, tutti trentenni da fitta al cuore. Chi ha
> perso la fidanzata, chi i genitori, chi il vicino di casa. Francesca,
> stanno malissimo. Sono riusciti ad ottenere solo ieri che quelli della
> protezione civile non potessero piombargli nelle tende all'improvviso,
> anche nel cuore della notte,
> per CONTROLLARE. Gli anziani stanno impazzendo.
>
> Hanno vietato internet nelle tendopoli perché dicono che non gli
> serve. Gli hanno vietato persino di distribuire volantini nei campi,
> con la scusa che nel testo di quello che avevano scritto c'era la
> parola "cazzeggio". A venti chilometri dall'Aquila il tom tom è
> oscurato. La città è completamente
> militarizzata. Sono schiacciati da tutto, nelle tendopoli ogni giorno
> dilagano episodi di follia e di violenza inauditi, ieri hanno
> accoltellato uno. Nel frattempo tutte le zone e i boschi sopra la
> città sono sempre più gremiti di militari, che controllano ogni albero
> e ogni roccia in previsione del G8. Ti rendi conto di cosa succederà a
> questa gente quando quei pezzi di ***** arriveranno coi loro
> elicotteri e le loro auto blindate? Là ???? Per entrare in ciascuna
> delle tendopoli bisogna subire una
> serie di perquisizioni umilianti, un terzo grado sconcertante, manco
> fossero delinquenti, anche
> solo per poter salutare un amico o un parente.
> Non hanno niente, gli serve tutto. (Hanno) rifiutato ogni aiuto
> internazionale e loro hanno bisogno anche solo di tute, di scarpe da
> ginnastica. Per far fare la messa a Ratzinger, il governo ha speso
> duecentomila euro per trasportare una chiesa di legno da Cinecittà a L
> 'Aquila.
> Poi c 'è il tempo che non passa mai, gli anziani che impazziscono. Le
> tendopoli sono imbottite di droga. I militari hanno fatto entrare
> qualunque cosa, eroina, ecstasy, cannabis, tutto. E ' come se avessero
> voluto isolarli da tutto e da tutti, e preferiscano lasciarli a
> stordirsi di qualunque cosa,
> l'importante è che all'esterno non trapeli nulla. Berlusconi si è
> presentato, GIURO, con il banchetto della Presidenza del Consiglio. Il
> ragazzo che me l 'ha raccontato mi ha detto che sembrava un venditore
> di pentole. Qua i media dicono che là va tutto benissimo. Quel ragazzo
> che mi ha raccontato le cose che ti ho detto, insieme ad altri ragazzi
> adulti, a qualche anziano, mi ha detto che "quello che il Governo sta
> facendo sulla loro pelle è un gigantesco banco di prova per vedere
> come si fa a tenere prigioniera l 'intera popolazione di una città,
> senza che al di fuori possa trapelare niente". Mi ha anche spiegato
> che la lotta più grande per tutti là è proprio non impazzire. In tutto
> questo ci sono i lutti, le case che non ci sono più, il lavoro che non
> c 'è più, tutto perduto.
> Prima di mangiare in quel posto abbiamo fatto a piedi più di tre
> chilometri in cerca di un ristorante, ma erano tutti già chiusi perchè
> i proprietari devono rientrare nelle tendopoli per la sera. C 'era un
> silenzio terrificante, sembrava una città di zombie in un film di
> zombie. E poi quest'umanità all'improvviso di cuori palpitanti e di
> persone non dignitose, di più, che ti ringraziano piangendo per essere
> andato là. Ci voglio tornare. Con quella luna gigantesca che mi
> guardava nella notte in fondo
> alla strada quando siamo partiti e io pensavo a te e a quanto avrei
> voluto buttarmi al tuo collo
> per dirti che non ti lascerò mai, mai, mai.
> Dentro al ristoro privato (una specie di rosticceria) in cui abbiamo
> mangiato, mentre ci preparavano la roba e ci facevano lo scontrino e
> fuori c 'erano i tavoli nel vento della sera, un commesso dietro al
> bancone ha porto un arrosticino a Michele, dicendogli "Assaggi,
> assaggi". Michele gli ha detto di no, che li stavamo già comprando
> insieme alle altre cose, ma quello ha insistito finchè Michele non
> l'ha preso, e quello gli ha detto sorridendogli: "Non bisogna perdere
> le buone abitudini".
> Domani scriverò cose su internet a proposito di questo, la gente deve sapere.
> Anzi metto in rete questa mia lettera per te.
>
> Andrea Gattinoni, 11 maggio notte

giovedì 25 giugno 2009

Fast Fest 2009

Ciao a tutti!
Il 3-4-5 luglio ci trovate con il nostro banchetto al Fast Fest 2009. L'evento si svolgerà a Trezzo sull'Adda, presso il Centro Giovani, nella zona del vecchio casello. Oltre a band locali ed emergenti, sabato sera suoneranno i Franziska, mentre la domenica sarà dedicata ad un gruppo di improvvisazione teatrale comica.

Anticipiamo inoltre che a partire da settembre (in date ancora da definire) con tutta probabilità organizzeremo alcuni spettacoli teatrali. Vi terremo informati: continuate a seguirci per futuri aggiornamenti e soprattutto veniteci a trovare!

lunedì 8 giugno 2009

Pioggia

Quella che sentite non è pioggia, sono lacrime
le lacrime dei nostri eroi, dei nostri veri eroi
che vedono sputare in faccia a questo maledetto paese durante ogni elezione

"....
E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.”

da "Canzone del maggio", F. De Andrè

giovedì 4 giugno 2009

The Sun Delladda

E' appena uscito il primo numero di "The Sun Delladda", aperiodico di informazione del Soldelladda!

Disponibile per ora soltanto on-line (http://www.scribd.com/doc/16081001/The-Sundelladda-Numero-0), già da domani avremo tra le mani la copia cartacea, che verrà distribuita al banchetto presente al Moonasterock, ma non solo!

Veniteci a trovare, lasciate dei commenti qui o su facebook, scriveteci un e-mail! Fateci sapere cosa ne pensate!

Vi abbiamo dato da leggere. Vi abbiamo detto dove trovarci... Ora tocca a voi!

Soldelladda al Moonasterock

Il Soldelladda sarà presente con un proprio banchetto al Moonasterock 2009! Se volete venirci a trovare la manifestazione si svolge a Vaprio d'Adda, dal 5 al 14 di giugno!

Ecco il link con il programma:

http://www.associazioneilguado.it/?tag=moonasterock-20

Giovedì 11, dopo i concerti, proietteremo il documentario "Come un uomo sulla terra".

“Come un uomo sulla terra” è un viaggio di dolore e dignità, attraverso il quale Dagmawi Yimer riesce a dare voce alla memoria quasi impossibile di sofferenze umane, rispetto alle quali l’Italia e l’Europa hanno responsabilità che non possono rimanere ancora a lungo nascoste. Il documentario si inserisce in un progetto di Archivio delle Memorie Migranti che dal 2006 l’associazione Asinitas Onlus, centri di educazione e cura con i migranti (www.asinitas.net) sta sviluppando a Roma in collaborazione con ZaLab (www.zalab.org), gruppo di autori video specializzati in video partecipativo e documentario sociale e con AAMOD – Archivio Audioviso Movimento Operaio e Democratico. Le attività della “scuola di italiano” Asinitas Onlus sono portate avanti con il sostegno della fondazione Lettera 27 e della Tavola Valdese. Il film è stato prodotto da Marco Carsetti e Alessandro Triulzi per Asinitas Onlus e da Andrea Segre per ZaLab. Si ringrazia per la collaborazione al progetto Mauro Morbidelli.

Ecc il link del blog:
http://comeunuomosullaterra.blogspot.com/

Ringraziamo l'associazione "Il Guado" per l'ospitalità!


martedì 2 giugno 2009

Per riflettere

Volevo soltanto segnalare questo articolo, di un grande (Roberto Saviano), su un tema che ci sta molto a cuore. Lo so l'avrete letto tutti, non è recentissimo, ma forse a qualcuno è sfuggito....

Per riflettere....

Il coraggio dimenticato
di ROBERTO SAVIANO


Chi racconta che l'arrivo dei migranti sui barconi porta valanghe di criminali, chi racconta che incrementa violenza e degrado, sta dimenticando forse due episodi recentissimi ed estremamente significativi, che sono entrati nella storia della nostra Repubblica. Le due più importanti rivolte spontanee contro le mafie, in Italia, non sono partite da italiani ma da africani. In dieci anni è successo soltanto due volte che vi fossero, sull'onda dello sdegno e della fine della sopportazione, manifestazioni di piazza non organizzate da associazioni, sindacati, senza pullman e partiti.

Manifestazioni spontanee. E sono stati africani a farle. Chi ha urlato: "Ora basta" ai capizona, ai clan, alle famiglie sono stati africani. A Castelvolturno, il 19 settembre 2008, dopo la strage a opera della camorra in cui vengono uccisi sei immigrati africani: Kwame Yulius Francis, Samuel Kwaku e Alaj Ababa, del Togo, Cristopher Adams e Alex Geemes della Liberia e Eric Yeboah del Ghana. Joseph Ayimbora, ghanese, viene ricoverato in condizioni gravi. Le vittime sono tutte giovanissime, il più anziano tra loro ha poco più di trent'anni, sale la rabbia e scoppia una rivolta davanti al luogo del massacro. La rivolta fa arrivare telecamere da ogni parte del mondo e le immagini che vengono trasmesse sono quelle di un intero popolo che ferma tutto per chiedere attenzione e giustizia. Nei sei mesi precedenti, la camorra aveva ucciso un numero impressionante di innocenti italiani. Il 16 maggio Domenico Noviello, un uomo che dieci anni fa aveva denunciato un'estorsione ma appena persa la scorta l'hanno massacrato. Ma nulla. Nessuna protesta. Nessuna rimostranza. Nessun italiano scende in strada. I pochi indignati, e tutti confinati sul piano locale, si sentono sempre più soli e senza forze.

Ma questa solitudine finalmente si rompe quando, la mattina del 19, centinaia e centinaia di donne e uomini africani occupano le strade e gridano in faccia agli italiani la loro indignazione. Succedono incidenti. Ma la cosa straordinaria è che il giorno dopo, gli africani, si faranno carico loro stessi di riparare ai danni provocati. L'obiettivo era attirare attenzione e dire: "Non osate mai più". Contro poche persone si può ogni tipo di violenza, ma contro un intera popolazione schierata, no. E poi a Rosarno. In provincia di Reggio Calabria, uno dei tanti paesini del sud Italia a economia prevalentemente agricola che sembrano marchiati da un sottosviluppo cronico e le cui cosche, in questo caso le 'ndrine, fatturano cifre paragonabili al PIL del paese.


La cosca Pesce-Bellocco di Rosarno, come dimostra l'inchiesta del GOA della Guardia di Finanza del marzo 2004, aveva deciso di riciclare il danaro della coca nell'edilizia in Belgio, a Bruxelles, dove per la presenza delle attività del Parlamento Europeo le case stavano vertiginosamente aumentando di prezzo. La cosca riusciva a immettere circa trenta milioni di euro a settimana in acquisto di abitazioni in Belgio.

L'egemonia sul territorio è totale, ma il 12 dicembre 2008, due lavoratori ivoriani vengono feriti, uno dei due in gravissime condizioni. La sera stessa, centinaia di stranieri - anche loro, come i ragazzi feriti, impiegati e sfruttati nei campi - si radunano per protestare. I politici intervengono, fanno promesse, ma da allora poco è cambiato. Inaspettatamente, però, il 14 di dicembre, ovvero a due soli giorni dall'aggressione, il colpevole viene arrestato e il movente risulta essere violenza a scopo estorsivo nei riguardi della comunità degli africani. La popolazione in piazza a Rosarno, contro la presenza della 'ndrangheta che domina come per diritto naturale, non era mai accaduto negli anni precedenti.

Eppure, proprio in quel paese, una parte della società, storicamente, aveva sempre avuto il coraggio di resistere. Ne fu esempio Peppe Valarioti, che in piazza disse: "Non ci piegheremo", riferendosi al caso in cui avesse vinto le elezioni comunali. E quando accadde fu ucciso. Dopo di allora il silenzio è calato nelle strade calabresi. Nessuno si ribella. Solo gli africani lo fanno.

E facendolo difendono la cittadinanza per tutti i calabresi, per tutti gli italiani. Difendono il diritto di lavorare e di vivere dignitosamente e difendono il diritto della terra. L'agricoltura era una risorsa fondamentale che i meccanismi mafiosi hanno lentamente disgregato facendola diventare ambito di speculazioni criminali. Gli africani che si sono rivoltati erano tutti venuti in Italia su barconi. E si sono ribellati tutti, clandestini e regolari. Perche da tutti le organizzazioni succhiano risorse, sangue, danaro.

Sulla rivolta di Rosarno, in questi giorni, è uscito un libretto assai necessario da leggere con un titolo in cui credo molto. "Gli africani salveranno Rosarno. E, probabilmente, anche l'Italia" di Antonello Mangano, edito da Terrelibere. La popolazione africana ha immesso nel tessuto quotidiano del sud Italia degli anticorpi fondamentali per fronteggiare la mafia, anticorpi che agli italiani sembrano mancare. Anticorpi che nascono dall'elementare desiderio di vivere.

L'omertà non gli appartiene e neanche la percezione che tutto è sempre stato così e sempre lo sarà. La necessità di aprirsi nuovi spazi di vita non li costringe solo alla sopravvivenza ma anche alla difesa del diritto. E questo è l'inizio per ogni vera battaglia contro le cosche. Per il pubblico internazionale risulta davvero difficile spiegarsi questo generale senso di criminalizzazione verso i migranti. Fatto poi da un paese, l'Italia, che ha esportato mafia in ogni angolo della terra, le cui organizzazioni criminali hanno insegnato al mondo come strutturare organizzazioni militari e politiche mafiose. Che hanno fatto sviluppare il commercio della coca in Sudamerica con i loro investimenti, che hanno messo a punto, con le cinque famiglie mafiose italiane newyorkesi, una sorta di educazione mafiosa all'estero.

Oggi, come le indagini dell'FBI e della DEA dimostrano, chiunque voglia fare attività economico-criminali a New York che siano kosovari o giamaicani, georgiani o indiani devono necessariamente mediare con le famiglie italiane, che hanno perso prestigio ma non rispetto. Altro esempio eclatante è Vito Roberto Palazzolo che ha colonizzato persino il Sudafrica rendendolo per anni un posto sicuro per latitanti, come le famiglie italiane sono riuscite a trasformare paesi dell'est in loro colonie d'investimento e come dimostra l'ultimo dossier di Legambiente le mafie italiane usano le sponde africane per intombare rifiuti tossici (in una sola operazione in Costa D'Avorio, dall'Europa, furono scaricati 851 tonnellate di rifiuti tossici).

E questo paese dice che gli immigrati portano criminalità? Le mafie straniere in Italia ci sono e sono fortissime ma sono alleate di quelle italiane. Non esiste loro potere senza il consenso e la speculazione dei gruppi italiani. Basta leggere le inchieste per capire come arrivano i boss stranieri in Italia. Arrivano in aereo da Lagos o da Leopoli. Dalla Nigeria, dall'Ucraina dalla Bielorussia. Gestiscono flussi di danaro che spesso reinvestono negli sportelli Money Transfer. Le inchieste più importanti come quella denominata Linus e fatta dai pm Giovanni Conzo e Paolo Itri della Procura di Napoli sulla mafia nigeriana dimostrano che i narcos nigeriani non arrivano sui barconi ma per aereo. Persino i disperati che per pagarsi un viaggio e avere liquidità appena atterrano trasportano in pancia ovuli di coca. Anche loro non arrivano sui barconi. Mai.

Quando si generalizza, si fa il favore delle mafie. Loro vivono di questa generalizzazione. Vogliono essere gli unici partner. Se tutti gli immigrati diventano criminali, le bande criminali riusciranno a sentirsi come i loro rappresentanti e non ci sarà documento o arrivo che non sia gestito da loro. La mafia ucraina monopolizza il mercato delle badanti e degli operai edili, i nigeriani della prostituzione e della distribuzione della coca, i bulgari dell'eroina, i furti di auto di romeni e moldavi. Ma questi sono una parte minuscola delle loro comunità e sono allevate dalla criminalità italiana. Nessuna di queste organizzazioni vive senza il consenso e l'alleanza delle mafie italiane.

Nessuna di queste organizzazioni vivrebbe una sola ora senza l'alleanza con i gruppi italiani. Avere un atteggiamento di chiusura e criminalizzazione aiuta le organizzazioni mafiose perché si costringe ogni migrante a relazionarsi alle mafie se da loro soltanto dipendono i documenti, le abitazioni, persino gli annunci sui giornali e l'assistenza legale. E non si tratta di interpretare il ruolo delle "anime belle", come direbbe qualcuno, ma di analizzare come le mafie italiane sfruttino ogni debolezza delle comunità migranti. Meno queste vengono protette dallo Stato, più divengono a loro disposizione. Il paese in cui è bello riconoscersi - insegna Altiero Spinelli padre del pensiero europeo - è quello fatto di comportamenti non di monumenti. Io so che quella parte d'Italia che si è in questi anni comportata capendo e accogliendo, è quella parte che vede nei migranti nuove speranze e nuove forze per cambiare ciò che qui non siamo riusciti a mutare. L'Italia in cui è bello riconoscersi e che porta in se la memoria delle persecuzioni dei propri migranti e non permetterà che questo riaccada sulla propria terra.

martedì 26 maggio 2009

Giovanni ha i baffi lunghi

Ciao paisà!

Questo blog nasce con lo scopo di avere un canale semi-ufficiale in cui raccogliere quanto balena in mente nelle nostre fruttuose riunioni, nei nostri avvicenti eventi e quant'altro. E soprattutto vogliamo farci conoscere al al grande, vasto, immenso, gigantenorme pubblico della rete, in modo da condividere su un ulteriore canale quello che cerchiamo di trasmettere. E potrete vedere quanto siamo bravi. E, seriously, potremo avere un riscontro diretto sulle singole questioni che cerchiamo di toccare. E a questo punto teniamo molto, ci permette di capire se riusciamo a comunicare bene, sapere cosa pensate e soprattutto ci permette di conoscerVi (maiuscolo, Voi, eternauti cibernetici di qualunque età e motore di ricerca).

Qualcuno che coraggiosamente sarà arrivato a leggere fin qui, si starà chiedendo chi sia a scrivere questo blog, cosa sia Soldelladda e se mai riuscirà a trovare qualche foto di celebrità nude. Per le celebrità nude è ancora presto, ma per raccontare un po' chi siamo, vi incollo la descrizione che abbiamo già scritto altrove, percui non ci si accusi di ripetitività, e se leggete questa descrizione più volte, ve ne siamo grati, significa che ci seguite assiduamente e che i nostri piacevoli sforzi servono a qualcosa.
Anche se forse è ormai venuto il tempo di modificarla, visto che ormai possiamo farvi capire chi siamo raccontandovi quello che siamo riusciti a fare finora, ma per stavolta facciamo i pigri conservatori e ricicliamo.

Questo l'ho detto un po' per confondervi, un po' per ingolosirvi: il prossimo post del blog, prometto (anzi, promettiamo), sarà un sunto delle nostre attività passate, così che possiate capire meglio cosa siamo e soprattutto pentirvi di non avervi potuto partecipare.

Vi ho trattenuto fin troppo.



Cosa è questo Soldelladda?
La breve descrizione non rende pienamente l'idea di quello che è lo scopo di questa associazione.
Sì, perché di un'associazione (culturale?) si tratta. Siamo un gruppo di giovini tra i 20 e i 30 anni (ma credo che col tempo invecchieremo), studenti, lavoratori, studenti lavoratori, lavoratori precari, studenti precari.

Lo scopo dell'associazione è, senza presunzione, di portare noi stessi insieme a voi a ragionare sui temi che più toccano la società contemporanea, per contrastare l'inconsapevole nichilismo (di comodo, spesso) che, a nostro avviso, sta prepotentemente prendendo piede nelle nostre menti e nei nostri comportamenti.
Trattiamo questi temi a livello locale (intesa non solo come località geografica), ma questa non è una limitazione, in quanto è solo "dal basso" che possono nascere certi "miglioramenti".

Perdonate l'abuso di virgolette, speriamo di essere stati abbastanza chiari su quello che è in realtà il Soldelladda.

Vi preghiamo di chiedere se non vi è chiaro qualcosa, siamo a vostra disposizione.

Ciao!


PS siamo anche su facebook, se volete capire da dove abbiamo copiato questa brevissima introduzione. http://www.facebook.com/group.php?gid=94329045752

sabato 23 maggio 2009

Prove tecniche di trasmissione

Siamo in onda (anzi in rete) con il blog "http://soldelladda.blogspot.com/" che si affianca ai già presenti myspace e facebook! La pagina è ancora in allestimento, novità a breve!