Come promesso nel nostro ultimo
post Trivelle
sì trivelle no... Chi l'ha visto, il Referendum? eccoci con la seconda puntata: cosa ne
pensiamo noi di questo referendum? Se
con l’articolo precedente abbiamo spiegato la forma della consultazione e dato qualche
informazione di carattere legislativo, in questo secondo appuntamento tenteremo
di fare un po’ di chiarezza su quali sarebbero le implicazioni di una vittoria
del SÌ o del NO. Non vogliamo entrare troppo nel tecnico e ci limiteremo a
spiegarvi quali secondo noi sono i punti chiave della scelta che siamo chiamati
a fare.
Ecco la situazione attuale delle piattaforme marine aggiornate al 29
Febbraio 2016 in Italia dai dati del Ministero dell’Ambiente:
- Numero di piattaforme: 135
- Entro il limite delle 12 miglia: 92
- Di queste, non operative: 8
- Di queste, non eroganti: 31
- Di queste, eroganti: 48
- Che estraggono petrolio: 11, attive 10
Da questi dati possiamo dedurre che 43 piattaforme marine, quasi il 32%,
non sono interessate dall’esito del referendum. Di quelle interessate solo il
52% è attualmente operativo e di quelle operative solo il 20% estrae petrolio.
1.
Se il referendum non raggiungesse il quorum, o
vincesse il no, tutte le concessioni attualmente attive entro le 12 miglia
continuerebbero ad estrarre gas o petrolio fino all’esaurimento naturale delle
risorse; se invece dovesse vincere il sì, le concessioni non potranno più
essere automaticamente prorogate oltre l’attuale scadenza delle esistenti
concessioni. Le concessioni scadute per le quali è già stata chiesta la
proroga, se approvate, potranno comunque proseguire, nel caso vincesse il sì,
fino alla nuova scadenza.
2.
L’approvazione del quesito referendario implica
il solo ripristino dei termini delle concessioni. Queste, quindi, non sarebbero più valide per l’intera vita del
giacimento ma, entro 1 anno dal termine della validità della concessione, il
titolare di questa dovrebbe presentare istanza di rinnovo per ottenere, entro
180 giorni, una nuova concessione. Questo non implica una diminuzione del
numero di occupati ne è di ostacolo allo svolgimento dell’attività di
estrazione perché nessun fermo è previsto.
3.
Il rilascio di una nuova concessione spesso
implica che l’Autorità Competente prescriva l’utilizzo delle migliori
tecnologie disponibili (compatibilmente con il principio di economicità) al
fine di assicurare il rispetto e la tutela della qualità dell’ambiente e della
salute del cittadino. L’adozione di tali
tecnologie e di rinnovate metodologie seconde al progresso tecnologico ha lo
scopo di innalzare i livelli di qualità ambientale. La mancata approvazione
del quesito referendario, invece, provoca il mantenimento dello stato attuale
di standard ambientali previsti dalla legge senza una valutazione delle
modificazioni del contesto ambientale in cui opera l’impianto.
Vi sono inoltre ulteriori questioni
che a nostro avviso sono importanti anche se non strettamente legate al
referendum. Si tratta di questioni politiche, prettamente legate alla visione
che abbiamo del mondo e di come ci piacerebbe evolvesse e che possono aiutare a
far capire il nostro pensiero ed il nostro orientamento di voto domenica 17
Aprile.
La produzione di
energia è la fonte principale delle emissioni di gas climalteranti, a meno che
non si basi su energie rinnovabili.
Le statistiche mostrano che ogni volta che
petrolio, carbone e gas naturale dominano nella composizione del mix
energetico, le emissioni pro-capite sono elevate. In ogni Stato il settore
energetico deve compiere una radicale transizione verso le rinnovabili. L’Europa prevede già la de-carbonizzazione
di questo settore entro il 2050, un impegno senza precedenti e dalla portata
rivoluzionaria. Se si vuole raggiungere questo obiettivo, non è più possibile
tentennare o prendere tempo.
Nessun atto individuale può fare la differenza, ma
questo non è una scusa per non ridurre qui e subito produzione e consumi di
combustibili fossili.
Con l’Accordo di
Parigi si è riconosciuto che tutti i Paesi e tutti i settori devono fare la
propria parte. Non si possono nascondere dietro un dito puntato su altri Paesi
ed altri settori. “Tocca a lui per primo e io nel frattempo non faccio niente”
è un argomento superato: tutti devono agire. Indipendentemente dall’effetto
misurabile, ma proprio per non offrire alibi agli altri.
Le concessioni senza
termine consentono di estrarre fino all’ultimo risorse che andranno ad
incrementare la concentrazione dei gas climalteranti. Il SÌ – che ne impedisce il rinnovo e quindi lascia sotto il mare quel
che resterà alla data di scadenza delle concessioni attuali e di eventuali
limitate proroghe possibili – mette appunto un “limite” prima dell’esaurimento
totale. Ha quindi un forte valore simbolico (ed un effetto pratico molto
superiore ad azioni personali che ciascuno di noi invece compie ogni giorno –
rinunciando ad un tragitto in auto, abbassando il riscaldamento in casa, ecc.);
rappresenta un chiaro indirizzo politico e strategico nella giusta direzione.
Come potete leggere
le ragioni del nostro SÌ - lo ammettiamo senza problemi - quasi unanime provengono
da un’attenta analisi di molti fattori e cercano di esprimere una visione
politica, senza fermarsi a facili slogan o a immagini di pesciolini inzuppati
di petrolio, che non giovano assolutamente al dibattito.
Soldelladda invita quindi a recarsi alle urne e a
non dare per scontato il diritto di voto!
Consapevoli del fatto che questo referendum non inciderà sulle scelte energetiche nazionali e che non avrà grossa influenza sull’economia del nostro paese, siamo tuttavia certi che una vittoria del SÌ non possa fare altro che ribadire l’esigenza di un futuro meno inquinato dove l’uomo soddisfi i suoi fabbisogni rispettando l’ambiente e le altre specie viventi.
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