venerdì 15 aprile 2016

Ecco le ragioni del nostro Sì al quesito referendario, cercando di star lontani da demagogia o schieramenti pre-confezionati.



Come promesso nel nostro ultimo post Trivelle sì trivelle no... Chi l'ha visto, il Referendum?   eccoci con la seconda puntata: cosa ne pensiamo noi di questo referendum?  Se con l’articolo precedente abbiamo spiegato  la forma della consultazione e dato qualche informazione di carattere legislativo, in questo secondo appuntamento tenteremo di fare un po’ di chiarezza su quali sarebbero le implicazioni di una vittoria del SÌ o del NO. Non vogliamo entrare troppo nel tecnico e ci limiteremo a spiegarvi quali secondo noi sono i punti chiave della scelta che siamo chiamati a fare.
Ecco la situazione attuale delle piattaforme marine aggiornate al 29 Febbraio 2016 in Italia dai dati del Ministero dell’Ambiente:

  • Numero di piattaforme: 135
  • Entro il limite delle 12 miglia: 92
  • Di queste, non operative: 8
  • Di queste, non eroganti: 31
  • Di queste, eroganti: 48
  • Che estraggono petrolio: 11, attive 10

Da questi dati possiamo dedurre che 43 piattaforme marine, quasi il 32%, non sono interessate dall’esito del referendum. Di quelle interessate solo il 52% è attualmente operativo e di quelle operative solo il 20% estrae petrolio.

1.       Se il referendum non raggiungesse il quorum, o vincesse il no, tutte le concessioni attualmente attive entro le 12 miglia continuerebbero ad estrarre gas o petrolio fino all’esaurimento naturale delle risorse; se invece dovesse vincere il sì, le concessioni non potranno più essere automaticamente prorogate oltre l’attuale scadenza delle esistenti concessioni. Le concessioni scadute per le quali è già stata chiesta la proroga, se approvate, potranno comunque proseguire, nel caso vincesse il sì, fino alla nuova scadenza.
2.       L’approvazione del quesito referendario implica il solo ripristino dei termini delle concessioni. Queste, quindi, non sarebbero più valide per l’intera vita del giacimento ma, entro 1 anno dal termine della validità della concessione, il titolare di questa dovrebbe presentare istanza di rinnovo per ottenere, entro 180 giorni, una nuova concessione. Questo non implica una diminuzione del numero di occupati ne è di ostacolo allo svolgimento dell’attività di estrazione perché nessun fermo è previsto.
3.        Il rilascio di una nuova concessione spesso implica che l’Autorità Competente prescriva l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili (compatibilmente con il principio di economicità) al fine di assicurare il rispetto e la tutela della qualità dell’ambiente e della salute del cittadino. L’adozione di tali tecnologie e di rinnovate metodologie seconde al progresso tecnologico ha lo scopo di innalzare i livelli di qualità ambientale. La mancata approvazione del quesito referendario, invece, provoca il mantenimento dello stato attuale di standard ambientali previsti dalla legge senza una valutazione delle modificazioni del contesto ambientale in cui opera l’impianto.

Vi sono inoltre ulteriori questioni che a nostro avviso sono importanti anche se non strettamente legate al referendum. Si tratta di questioni politiche, prettamente legate alla visione che abbiamo del mondo e di come ci piacerebbe evolvesse e che possono aiutare a far capire il nostro pensiero ed il nostro orientamento di voto domenica 17 Aprile.
La produzione di energia è la fonte principale delle emissioni di gas climalteranti, a meno che non si basi su energie rinnovabili.
Le statistiche mostrano che ogni volta che petrolio, carbone e gas naturale dominano nella composizione del mix energetico, le emissioni pro-capite sono elevate. In ogni Stato il settore energetico deve compiere una radicale transizione verso le rinnovabili. L’Europa prevede già la de-carbonizzazione di questo settore entro il 2050, un impegno senza precedenti e dalla portata rivoluzionaria. Se si vuole raggiungere questo obiettivo, non è più possibile tentennare o prendere tempo.

Nessun atto individuale può fare la differenza, ma questo non è una scusa per non ridurre qui e subito produzione e consumi di combustibili fossili. 
Con l’Accordo di Parigi si è riconosciuto che tutti i Paesi e tutti i settori devono fare la propria parte. Non si possono nascondere dietro un dito puntato su altri Paesi ed altri settori. “Tocca a lui per primo e io nel frattempo non faccio niente” è un argomento superato: tutti devono agire. Indipendentemente dall’effetto misurabile, ma proprio per non offrire alibi agli altri.
Le concessioni senza termine consentono di estrarre fino all’ultimo risorse che andranno ad incrementare la concentrazione dei gas climalteranti. Il – che ne impedisce il rinnovo e quindi lascia sotto il mare quel che resterà alla data di scadenza delle concessioni attuali e di eventuali limitate proroghe possibili – mette appunto un “limite” prima dell’esaurimento totale. Ha quindi un forte valore simbolico (ed un effetto pratico molto superiore ad azioni personali che ciascuno di noi invece compie ogni giorno – rinunciando ad un tragitto in auto, abbassando il riscaldamento in casa, ecc.); rappresenta un chiaro indirizzo politico e strategico nella giusta direzione.

Come potete leggere le ragioni del nostro - lo ammettiamo senza problemi - quasi unanime provengono da un’attenta analisi di molti fattori e cercano di esprimere una visione politica, senza fermarsi a facili slogan o a immagini di pesciolini inzuppati di petrolio, che non giovano assolutamente al dibattito.

Soldelladda invita quindi a recarsi alle urne e a non dare per scontato il diritto di voto!
 
Consapevoli del fatto che questo referendum non inciderà sulle scelte energetiche nazionali e che non avrà grossa influenza sull’economia del nostro paese, siamo tuttavia certi che una vittoria del non possa fare altro che ribadire l’esigenza di un futuro meno inquinato dove l’uomo soddisfi i suoi fabbisogni rispettando l’ambiente e le altre specie viventi.

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